Molti dubbi sui lavori di ripascimento nella zona di Belvedere. La zona, infatti, è caratterizzata da importanti resti archeologici.
Preoccupazione per i lavori di ripascimento che in questi giorni interessano la spiaggia all’altezza dello stabilimento balneare “Belvedere”. La questione della regolarità dei lavori e il possesso delle autorizzazioni, ci rende alquanto perplessi, in quanto com’è noto in quel tratto di spiaggia esistono ruderi romani che erano rimasti praticamente intatti e ben visibili, almeno fino ai lavori di ripascimento dell’anno scorso, che avevano visto tratti del muro romano di calcestruzzo asportati ed usati come massi per la diga, distruzione completata poi con gli attuali lavori. Se esistono delle autorizzazioni ad eseguire questi lavori, permettete di ritenerle rilasciate con estrema leggerezza e superficialità. E’ possibile che chi rilascia autorizzazioni in presenza di reperti archeologici non si renda conto delle conseguenze che provocano i passaggi dei mezzi d’opera e non verifichi come e dove vengono eseguiti questi lavori? Non mi si dica che nessuno conosceva l’esistenza dei ruderi perché sono fotografati e descritti in tutti i libri che parlano della storia di Nettuno e un’amministrazione comunale che si rispetti deve tutelare la storia cittadina e non favorire la sua distruzione. Per la precisione i ruderi appartengono ad una peschiera romana di epoca repubblicana, studiata nei primi anni del novecento e denominata dall’archeologo che fece i rilievi “peschiera del villino Nesi” dal nome dei proprietari del villino che si affacciava sulla costa all’altezza della peschiera. La maggior parte degli abitanti di Nettuno ha dimenticato la storia del paese in cui vive e questo per un luogo con ambizioni turistiche significa l’impossibilità di realizzare qualsiasi progetto in tal senso, vista anche la disastrosa situazione del borgo medioevale e la sciatteria nella quale viene tenuto il Forte Sangallo e il suo bellissimo giardino. Del museo archeologico poi non si è avuta più nessuna notizia sulla sua riapertura, arricchita dalla presenza degli ultimi ritrovamenti a Torre Astura, quasi come se la cultura non fosse un problema prioritario in un paese come il nostro.
Antonio Perci