Processo Sfinge, carcere per circa 100 anni per i componenti del clan. Il comune di Nettuno parte civile

Maria Rosaria Schiavone, nipote di Francesco, boss camorristico del clan dei Casalesi noto come ‘Sandokan’ è stata condannata dal tribunale di Roma a 18 anni di reclusione. Medesima pena è stata emessa nei confronti del marito Pasquale Noviello. I giudici hanno sostanzialmente accolto le richieste formulate dal pm Barbara Sargenti. I reati contestati sono quelli di tentato omicidio, estorsione, associazione a delinquere di stampo mafioso. I due, insieme a un gruppo di persone gli inquirenti ritengono essere loro collaboratori, sono accusati di aver messo in atto un agguato nei confronti di Francesco Cascone, titolare di un ristorante a Cisterna di Latina. Maria Rosaria con il matrimonio con Noviello aveva avuto il compito dall’organizzazione di creare nel basso Lazio una base per il clan. Anche il padre di Pasquale, Mario Noviello è stato condannato.

Quasi cento anni di reclusione erano stati richiesti dai pubblici ministeri Maria Monteleone, Delia Cardia e Barbara Sargenti per i componenti di quel gruppo che a Latina uscì allo scoperto nel 2008 con un agguato sull’Appia a Cisterna che non raggiunsero l’obiettivo, un ristoratore imputato in questo procedimento, ma un suo dipendente e un residente. Fatti per i quali per alcuni imputati, Pasquale Noviello, Agostino Ravese, Francesco Gara e Vincenzo Buono è già stata emessa una condanna. L’unica a dover ancora rispondere di questa contestazione è la Schiavone, imputata per associazione di stampo camorristico e triplice tentato omicidio: le condanne più alte sono state emesse per lei e per il marito Pasquale Noviello, entrambi a 18 anni. Otto anni la pena per Gara, per il quale sono stati disposti i domiciliari, stessa condanna per Ravese e Dario Flamini, 5 anni per il padre di Pasquale, Mario Noviello. Imputato anche il bersaglio dell’agguato, Francesco Cascone, per lui 4 anni e 6 mesi. Con il rito abbreviato era già stato condannato a 6 anni Vincenzo Buono, divenuto collaboratore di giustizia. Nel collegio difensivo gli avvocati Massimo Mercurelli, Giovanni Tedesco, Francesco Certomà, Carlo Taormina.

Il Comune di Nettuno si era costituito come parte civile nel processo contro il clan Casalesi, una cosca accusata di notevole attività criminosa nel territorio tra Nettuno e la provincia di Latina. I legali del comune hanno avuto così la possibilità di partecipare come parte lesa nel processo, e il comune in seguito potrà chiedere i danni arrecati all’imagine e al prestigio del comune. Regione Provincia e Comuni  era stati invitati, lo scorso anno,  a costituirsi parte civile nei processi di camorra, dal presidente della Commissione regionale Sicurezza e lotta alla criminalità, on. Zaratti, appello rivolto alle amministrazioni locali di: Nettuno, Anzio, Aprilia e alle province di Roma e Latina. Ma l’unico a mettere in pratica tale decisione è stato, con una scelta coraggiosa,  il Comune di Nettuno. (cp)