Il grande baseball nettunese ha radici lontane, la passione della città laziale ha origine molto tempo fa, tanto da far conoscere Nettuno agli occhi del mondo come “La Città del Baseball”.
Ma come nacque il baseball nettunese? Si, ok, tutti conosciamo la storia dello sbarco e dei militari che giocavano con “palle e bastoni” nelle retrovie, ma… Chi è il padre del Nettuno Baseball?
Ci furono due tentativi di portare il softball negli anni ’40: il primo ad opera di Alberto Fasano con la scuola di Polizia, poi di Charles Butte, il tenente che soprintendeva alla costruzione del Cimitero Americano e che fu anche l’allenatore che portò il primo titolo nazionale di softball, nel 1949, al nuovo team nato in quegli anni, la Libertas Nettuno.
Nel 1950 successero due cose importanti: il primo campionato di baseball, a cui il Nettuno partecipò dopo aver conquistato sul campo l’acceso contro Roma e Lazio, e la partenza di Butte che lasciava il posto al suo sostituto, Horace McGarity chiamato a Nettuno “il Mago” o più semplicemente “Mac”. Fu proprio il Mago a plasmare questi giovani ed a trasformarli nelle leggende del baseball nettunese che vinsero sette campionati su dieci negli anni ’50!
Oggi per ricordarlo a circa 61 anni dal suo arrivo nella nostra città ci incontriamo con suo figlio Gil, testimone insieme al padre dei successi di quegli anni.
È stato a Nettuno quando era appena un bambino, oggi Gil si guarda intorno in una città che è senza dubbio completamente cambiata da allora:”Di Nettuno la cosa che ricordo di più è la distruzione che negli anni ’50 si vedeva in giro, per terra c’erano ancora i bossoli dei colpi esplosi qualche anno prima e molti edifici erano solo scheletri! – racconta Gil guardandosi attorno seduti ad un bar della piazza – il borgo lo ricordo bene, era qui che si andavano a festeggiare le tante vittorie! Certo, non ci si poteva permettere la cena, ma una pizza dopo la partita la venivamo a prendere spesso!”
Quello che Horace McGarity fece in quegli anni non fu solo allenare, fu costruire uno spirito cittadino, un senso di comunità che Nettuno ancora conserva anche grazie all’amore dei nettunesi verso la loro squadra; McGarity ha creato un fenomeno sociale oltre che sportivo:”Mio padre non si rendeva conto della portata di ciò che aveva fatto, forse capì nel 1971 quando tornò a Nettuno per la “Festa della Stella”, in occasione del decimo scudetto! Mi ricordo che tornati negli Stati Uniti lui ricordava sempre con nostalgia il periodo passato a Nettuno, specialmente quando veniva ospite da noi Del Sole [giocatore e coach americano nel Nettuno degli anni ’50 ndr] passavano ore a ricordare quei tempi. Per lui venire via da Nettuno era stato come ritornare alla realtà, in Italia viveva in prima persona il sogno di questa cittadina, poi ha dovuto ricostruire una vita normale in America lavorando nel mercato dei ricambi d’auto! Anche io capii tardi l’amore tra mio padre e Nettuno e come questo fosse ricambiato: negli anni ’70 ero di passaggio a Roma, presi la moto e tornai qui per la prima volta, mi sono seduto ad un bar e sentendo il mio accento il proprietario cominciò a chiacchierare incuriosito. Quando capì che mio padre era Horace McGarity quasi gli venne un colpo! Mi portò dentro al bar e mi fece vedere una grande foto incorniciata con la squadra e mio padre in primo piano… Lì capii che quella che nacque negli anni ’50 non era una semplice squadra di un paesino in Italia!”
Quello che colpisce parlando con Gil, nonostante i pochi anni passati a Nettuno, è il segno che questa città ed il suo carico di ricordi gli ha lasciato:”Da quando sono venuto via da Nettuno nell’ottobre 1954 ho sempre sentito la nostalgia di questo posto! Mi è rimasta una forte passione per il mare e… per gli spaghetti alle vongole! Poi ho sempre cercato di avere informazioni soprattutto sulla squadra, prima non era una impresa semplice, oggi con internet seguire le partite tramite il play by play è diventato un appuntamento fisso, leggo sempre le news, ho sofferto per le finali e per l’esclusione dai play off. Quest’anno il Nettuno sembra più simile a quello di tanti anni fa! Andiamo forti, i play off sono alla nostra portata!”.
Durante questa bella serata di luglio ho avuto il piacere di conoscere non solo un testimone della storia del Nettuno, ma una persona che ha la nostra città nel cuore:”Negli Stati Uniti tifo Mets, ma prima di loro c’è sempre il Nettuno! È strano, io sono nato a Pisa, poi ho passato 4 anni a Nettuno ed il resto della mia vita negli Stati Uniti, ma ho sempre sentito che la mia città era questa! Spero di tornare presto per tifare Nettuno come tanto tempo fa!”.
Penso che questa ultima frase faccia capire bene chi sia Gil McGarity e cosa Nettuno significhi ancora per chi porta quel cognome, una famiglia a cui Nettuno deve moltissimo, la famiglia di Horace McGarity, padre del baseball nettunese!