Una folla commossa ha partecipato ieri ai funerali di Mario Battistini. Classe 1923, il prossimo 27 marzo avrebbe compiuto 90 anni. Personaggio storico di Anzio, comunista e antifascista, testimone della seconda guerra mondiale. A salutarlo in piazza Pia la banda, le bandiere rosse, il gonfalone dell’Anpi e dei reduci della Marina e tanti compagni e amici, anche chi non la pensava come lui. Tutti a rendere omaggio al soldato di marina, combattente, deportato in Germania. Sempre attivo e presente al villa Adele al Museo dello Sbarco. Sempre presente ogni 25 aprile e 2 giugno, a tutte le commemorazioni della Repubblica. Conosciuto anche come “Pasquino” per i corrosivi versi lasciati attaccati su un foglio in piazza ad Anzio.
Intense e commoventi le sue testimonianze sulla guerra ” Ero arruolato in Marina allora, – racconta Battistini in unvideo del ‘Filo della Memoria’ dell’Associazione La Tamerice- quando hanno firmato l’armistizio gli alti comandi sono scappati tutti, noi militari siamo rimasti sbandati e senza comando. Poi i tedeschi ci hanno catturato, ci hanno portato, con i camion vicino Venezia, eravamo 5000, ci hanno messi stipatiti 45 persone ogni vagone, 5 giorni chiusi dentro, non potete immaginare. Arrivati in Germania ci hanno mandati in una fabbrica ai lavori forzati. Noi morivamo di fame. Un giorno hanno portato due bidoni di rape ma erano di legno, vecchie durissime, non si potevano masticare, allora in uno scatto di rabbia dissi: quando finisce sta guerra taglio la gola a tutti i tedesci. Il capo fabbrica telefonò subito ai militari, per riferire qunto avevo detto, allora venne il comandante. A me chiamavano Roma per l’accento, il comandante disse: chi è Roma? se non esce fuori punisco tutti. Allora io impaurito mi feci avanti, e cambiai versione dissi che: piuttosto che mangiare quella robaccia mi sarei tagliato la gola. L’interprete cercò di convincere il comandante della mia sincerità, così mi salvò la vita. Se mi mandavano al campo di disclipina sarei finito sotto terra, come sono finiti gli altri”. Poi le periperizie per ritornare ad Anzio dalla Germania,”Quando sono arrivato in piazza i palazzi erano tutti bombardai, il palazzo dove abitavo era bombardato, ma il pezzo dove stava casa mia era in piedi, ma senza porte e finestre, mancava tutto. Allora decisi di emigrare in Venezuela”. I ricordi di una giovinezza piena di diffilcoltà, una vecchiaia, quella di Mario, bella ed impegnata ad insegnare storia e democrazia a tutti quelli che hanno avuto la fortuna di conoscerlo. Alla famiglia le condoglianze della redazione di inliberauscita.