Riceviamo e pubblichiamo con piacere, la lettera ricevuta da un tifoso del Nettuno baseball. Ho deciso di titolare l’articolo “Il portatore sano di baseball”, prendendo spunto dal contenuto della lettera. Sicuro dell’inutilità di qualsiasi altro commento, vi lascio al contenuto. Buona lettura.
Buonasera, sono Roberto Belleudi e con questa mail vi invio una lettera che ha scritto mio padre 82enne e che vorrebbe fosse pubblicata sul prossimo numero del vostro giornale, vista la situazione in cui si trova il nettuno baseball. Questo il contenuto della lettera:
“Esistono giocatori, ed esistono giocatori di baseball. Io vorrei parlarvi di un giocatore di baseball.
Un diamante non è solo un campo da gioco, un diamante è una passione, è una forza che hai dentro e che si manifesta in più modi: giocando a baseball, seguendo il baseball, tifando il baseball, ma soprattutto, amando il baseball.
Quando cresci in una famiglia dove, stranamente qui in Italia, non si parla di calcio, ma di palline e guantoni, di terza base e di ricevitori, non è poi così difficile appassionarsi a questo sport. C’è chi però ha fatto di più, c’è chi di questo sport ne ha fatto una “filosofia di vita”.
Forse non tutti sanno che all’interno del roster del Nettuno, c’è un ragazzo. Un ragazzo nato in una famiglia di baseball. Un padre allenatore, uno zio grande ricevitore dei tempi d’oro del Nettuno, quel Nettuno che faceva sognare e che vinceva scudetti. Si potrebbe dire quindi “figlio d’arte”…ma non sarebbe nemmeno l’espressione più indicata. Quando si nasce figli di qualcuno importante in un campo, di solito si ha la strada spianata, ed invece tutto questo non è mai successo, anzi.
Nestore Morville diventa giocatore di baseball da solo. Non giocatore, ma giocatore di baseball.
Gioca a baseball sì, ma la più grande partita la vince tutte le settimane, anzi, tutti i giorni, nello spogliatoio. Tenere unita una squadra non è semplice, sopperire a tante mancanze di comunicazione con la società, mettere a tacere tante chiacchiere…insomma, fare il lavoro sporco che niente ha a che fare con il baseball. Il baseball è un gioco che inizia al primo inning con un lancio del lanciatore e una battuta, si spera, del battitore. Tutto qui. Non devono esserci altre “distrazioni”, perché in questo sport bisogna scendere in campo concentrati al massimo e la mente deve essere occupata solo da quel diamante. Ma troppo spesso ormai si assiste ad altro.
È per questo motivo che mi sento in dovere di far conoscere a tutta Nettuno ed all’intero mondo dello sport, una persona così.
Fateci caso se guardate una partita del Nettuno. Ad ogni azione, ogni cambio di inning, ogni singola battuta, c’è un ragazzone di 1.90 cm che esce dal dog-out ed incita i suoi compagni, batte loro le mani, li abbraccia, li fa sentire parte di una squadra. Non gioca quasi mai, poca fiducia dagli allenatori, anche se poi (concedetemi un mio umile parere personale), quando è entrato ha sempre fatto il suo dovere, ed anche qualcosa in più visti i pochi turni in battuta e la difficoltà con la quale deve sempre lottare per avere e prendere il ritmo di una partita non giocata dall’inizio…ma solo da poche battute alla fine. Però lui c’è, è sempre lì, sempre pronto, sempre presente. E non per lui, non per giocare, ma per la squadra. Quella squadra formata da tanti ragazzi che ogni giorno giocano a baseball.
Ormai viviamo in una profonda crisi che tocca tutte le sfumature della vita, e la crisi più forte la vediamo nei valori. Non sono frasi fatte ma “non ci sono più i valori di una volta”, lo ripeto ogni giorno ai miei figli ed ai miei nipoti. Però, ogni volta che mi siedo su quegli spalti e guardo in basso, nel dog-out, ritrovo quei valori nei gesti di quel ragazzo.
Non fate passare inosservato questo messaggio, perché quello che Nestore Morville “lancia”, è il vero messaggio di sport che dovrebbe provenire da tutti i campi da gioco. Non sempre si ha la possibilità di essere titolari in una grande squadra, ma essere portatori di SANO e PULITO BASEBALL, questa sì che è una rarità. “Figliolo, mi hai insegnato che nonostante ho visto la guerra e la miseria, ho ancora qualcosa da imparare a 82 anni…e la sto imparando da te! Sarai un grande manager.”
Con gratitudine se vogliate pubblicarla, e con tanto affetto da un vostro lettore. Un tifoso.