Il Lazio è tristemente, per il terzo anno consecutivo, al 5° posto nazionale per reati accertati
Nel corso del 2013, nel Lazio sono state accertate 2.084 infrazioni, che rappresentano il 7,1% del totale nazionale, ossia 5,7 illegalità al giorno. La regione è tristemente, per il terzo anno consecutivo, al 5° posto nazionale per reati ambientali accertati, subito dopo le “tradizionali regioni a presenza mafiosa”. A questo si aggiunge il dato provinciale che vede Roma salire dal 3° posto del 2012 al 2° in assoluto nel 2013, con 1.200 illeciti, dietro solo a quella di Napoli. L’andamento del trend dei dati relativi alla Regione Lazio, segue quello registrato sul piano nazionale, dove il numero dei reati accertati è in flessione del 14% rispetto allo scorso anno, merito soprattutto del crollo degli incendi boschivi. E Anzio e Nettuno non restano a margine tra discariche abusive e il conferimento regolare in discarica finito in un’indagine della Procura. “L’enorme numero di reati ambientali nel Lazio sia il motivo fondamentale per non abbassare la guardia nei confronti dell’eco-criminalità, che come raccontano le più recenti indagini condotte dalla magistratura e dalle forze dell’ ordine, si connota sempre più di diverse sfumature. C’è un forte bisogno di contrastare l’illegalità attraverso un rilancio di economie sane, educazione alla legalità e responsabilità condivise. I dati allarmanti – dichiara Roberto Scacchi direttore di Legambiente Lazio – riguardano tristemente tutto il territorio e al numero impressionante di infrazioni a Roma e provincia si aggiunge la drammatica crescita esponenziale di illeciti nella provincia di Latina e Frosinone. È fondamentale tenere altissima la guardia di fronte al ciclo del cemento, dei rifiuti, ma anche nelle nuove frontiere come le agromafie. Va nella giusta direzione l’istituzione da parte della Regione dell’Osservatorio sulla sicurezza e la Legalità, della Consulta Ambiente e Legalità, nonché, sui rifiuti, l’abolizione del “vecchio” scenario di controllo e lo stanziamento di fondi sulla raccolta differenziata per l’avvio di una nuova gestione virtuosa del ciclo sul territorio laziale; queste e altre buone dinamiche devono ora accelerare per non cedere di un metro alle ecomafie.”
Se scende il numero di incendi, aumentano invece il numero di reati nel campo dei rifiuti. Il Lazio infatti nel 2013 sale al 7° posto nella classifica regionale dell’illegalità nel ciclo dei rifiuti. Il numero delle infrazioni nel ciclo dei rifiuti passa a 392 rispetto alle 277 del 2012 così come balzano in avanti anche le denunce che passano a 394 rispetto alle 224 del 2012. Aumentano anche i sequestri effettuati passando dai 175 del 2012 ai 191 del 2013 e si registrano 5 arresti. Intanto è appena all’inizio il mega processo contro il patron di Malagrotta Manlio Cerroni nel quale Legambiente si è costituita parte civile.
A Roma infatti tutto ciò che ruota attorno alla discarica di Malagrotta è finito sotto la lente di ingrandimento degli inquirenti. Anche i lavori per l’apertura del nuovo sito di Testa di cane (in un’area a ridosso del sito di Malagrotta), di cui avevamo già parlato nell’edizione del 2012 di questo rapporto, hanno spinto la procura Capitolina, a fine gennaio scorso, a rinviare a giudizio uno storico collaboratore del proprietario di Malagrotta. Nel dettaglio, sono quattro i filoni di indagine aperti, confluiti poi in un unico procedimento: la gestione dell’impianto di raccolta e trattamento rifiuti di Albano Laziale, la costruzione dell’impianto di termovalorizzatore di Albano Laziale, la realizzazione di un invaso per un discarica a Monti dell’Ortaccio e la questione legata alle tariffe per lo smaltimento dei rifiuti e alle ordinanze regionali sullo smaltimento dei rifiuti nei Comuni di Anzio e Nettuno.