L’iniziativa in occasione del ”NettunoPhotoFestival”, iniziato il 19 agosto e che terminerà il 31, presso il santuario di Santa Maria Goretti
di Matteo De Santis
Il PhotoFestival “Attraverso le pieghe del tempo”, conosciuto anche come NettunoPhotoFestival, è giunto alla sua quarta edizione, con rassegne su libri, pellicole e fotografie. L’edizione 2014 è stata inaugurata il 19 agosto presso la suggestiva cornice del forte Sangallo e terminerà il 31 dello stesso mese. Per questa edizione il fotografo Michele Simolo ha realizzato un progetto fotografico chiamato NO VIOLENCE incentrato sulla lotta contro la violenza sulle donne, che verrà esposto per tutta la durata della rassegna presso il Santuario Basilica N.S. delle Grazie e S. Maria Goretti. Il servizio tratta ogni tipo di violenza, dallo stupro alla violenza psicologica, dallo stalking alle violenze domestiche. Ogni foto è in bianco e nero, poiché, come ha spiegato l’autore stesso: “con il bianco e nero ti concentri direttamente sul significato ed il soggetto della foto, che verrebbero fuorviati dal colore”. Foto comunque, che sanno colpire nel segno pur non essendo crude (eccezion fatta per la foto rappresentante la violenza di gruppo), lasciando trasparire la drammaticità della situazione. Riguardo la mostra si è pronunciato il prof. Bartolini, presidente dell’Università Popolare di Anzio e Nettuno, con parole di elogio per il lavoro di Simolo: “Visionare le foto che Michele Simolo ha realizzato per il progetto fotografico italiano NO VIOLENCE coincide con un tuffo delicato all’interno di uno dei più gravi problemi del nostro tempo: la violenza sulle donne. Ma è un tuffo che lascia bagnati. Non indifferenti. La violenza in queste immagini non è violentemente proposta, come troppe volte accade. C’è una grazia, quasi un senso di pudicizia nel proporre delle scene che interiorizzano la sofferenza di chi quella violenza ha subito. L’attimo sospeso del dopo e del durante rende poeticamente drammatiche quelle foto. Non c’è spazio per il fraintendimento, non c’è ammiccamento come non c’è vittimismo. La solitudine sì, quella c’è, di chi subisce in silenzio, senza urlare. E c’è l’isolamento degli aggressori, anche quando sono in gruppo, che è differente dalla solitudine, perché è più freddo, perché segna il distacco tra l’uomo e la sua anima. Ecco, è invece l’anima delle donne che traspare con vigore dalle fotografie di Simolo”.