Jeremy Rifkin, l’Italia per salvarsi deve cambiare modello energetico

Si realizza così il sogno di Gandhi che diceva, ricorda Rifkin, “Non produzione di massa ma produzione da parte delle masseJeremy Rifkin,

L’economista americano, tra i più brillanti critici del capitalismo del nostro tempo, parla con entusiasmo della terza rivoluzione industriale, con tre Internet in un unico sistema. Ha spiegato in una intervista all’Ansa il suo punto di vista.
“Ho incontrato a luglio Matteo Renzi a Venezia. E’ giovane e so che è un forte sostenitore dell’economia digitale ma bisogna rendersi conto che non può essere solo basata su wifi e banda larga” dice Rifkin, in Italia con il suo nuovo libro “La società a costo marginale zero”, che sabato 6 settembre presenterà al Festivaletteratura di Mantova.
“Bisogna cambiare la piattaforma energetica perchè costa sempre di più e porta al cambiamento climatico. Non capisco cosa stia aspettando l’Italia: si parla di attualità, riforme, ed è necessario farle ma non è sufficiente. L’Italia deve cambiare il proprio modello energetico. Non può restare nel XX secolo, ancora con carburanti fossili e con il nucleare perchè così rimarrà un passo indietro” sostiene Rifkin e invita a seguire l’esempio di Germania, Cina e Danimarca che si stanno occupando anche delle stampanti in 3D”.
“Sta emergendo questa nuova commistione tra comunicazione, energia, trasporti: la terza rivoluzione industriale che porterà all’economia condivisa dei Commons Collaborativi. E’ un evento storico significativo” spiega Rifkin. All’eclissi del capitalismo e alla nuova rivoluzione che parte dall'”Internet delle cose” con cui si integra l’Internet della comunicazione, l’Internet dell’energia e dei trasporti, e ad un nuovo sistema economico a costo marginale zero, Rifkin ha dedicato il suo nuovo libro che guarda con ottimismo al futuro.
Ora ci sono 14 miliardi di sensori nel mondo che collegano cose e persone, “si pensa – afferma l’economista – che nel 2030 saranno 100 trilioni. Questi sensori consentiranno a tutti di avere accesso ad un’enorme quantità di dati, dando per scontato che si garantisca la neutralità della rete”. Tra meno di vent’anni ci saranno, dunque, miliardi di persone capaci di accedere all’Internet delle cose attraverso un semplice computer, e questo a costi marginali sempre più ridotti.
Che senso ha, chiede Rifkin, che il governo dica ai giovani italiani ‘dovete occuparvi della condivisione delle informazioni via Internet ma non potete condividere energia verde e sostenibile?”. La prima cosa da fare nel nostro Paese è che “il governo si sieda ad un tavolo con il mondo delle aziende e la società civile per sviluppare un progetto economico che preveda questa interazione tra Internet della comunicazione, dell’energia e dei trasporti. Ci vogliono 12 mesi per mettere a punto questa multipiattaforma e altri 24 mesi per cominciare a costruire l’infrastruttura. Questo creerà milioni di posti di lavoro” afferma con un sincero ottimismo Rifkin. “L’Italia – aggiunge – dovrà modificare anche la propria griglia per la gestione dell’elettricità e questo manterrà impegnate due generazioni”. E dove si trovano i soldi? “Agli italiani dico che non devono cercare nuovo denaro. Qualsiasi regione fa incentivi per nuove infrastrutture ma si investe male e poi ci sono i fondi regionali di sviluppo che arrivano dall’Europa e anche questi non vengono destinati all’Internet delle cose”.
Consulente dell’Unione europea e di leader di vari paesi del mondo, Rifkin spiega: “Quella tedesca è la terza economia mondiale dopo gli Usa e la Cina con soltanto 80 milioni di persone”. Nella società capitalistica, fa notare Rifkin, le aziende hanno sempre cercato di ridurre il costo marginale “ma la cosa incredibile è che nessuno si aspettava una rivoluzione talmente rapida che i costi si approssimano allo zero. Abbiamo milioni di persone che possono produrre e condividere informazioni a costo marginale zero con la rete. E’ accaduto con la musica, i video, sta succedendo anche con i social media, con l’editoria, con i libri. Questo ha significato una batosta per questi settori ma questa rivoluzione ha portato una maggiore democratizzazione: il 40% della gente ha accesso a tutto questo”.