La giunta regionale del Lazio ha approvato le regole per l’erogazione delle prestazioni di fecondazione medicalmente assistita
Approvata dalla giunta regionale del Lazio la delibera con le regole per l’erogazione delle prestazioni di fecondazione medicalmente assistita nei centri della Regione. L’atto segue il canovaccio stabilito dalla Conferenza Stato Regione e ricalca il modello Toscana. Per essere a carico del servizio sanitario regionale, l’età massima della donna deve essere di 43 anni mentre i cicli che possono essere effettuati nelle strutture pubbliche sono tre. Dopo la pubblicazione delle motivazioni della sentenza della Corte Costituzionale che a giugno ha bocciato il divieto di fecondazione eterologa, non si è creato alcun vuoto normativo, ma c’è bisogno di linee guida comuni a tutte le Regioni e di regole tecniche sanitarie affinché la donazione avvenga nella massima sicurezza. Il commissario attuatore per la Pma del Lazio Corrado Melega ha annunciato che entro fine anno tutte le strutture del Lazio, che sono 42, “dovrebbero riuscire a essere in regola con le autorizzazioni. A ottenere le autorizzazioni a procedere con le tecniche di fecondazione – ha spiegato l’esperto – saranno sia i privati che i sei centri pubblici, alcuni dei quali già hanno ottenuto il via libera, come il Sant’Anna, o sono in dirittura d’arrivo, come l’Ospedale San Filippo Neri e il Pertini”. (cp)