Si vuole accertare che la struttura non operi a scopo di lucro
La Fibs che finisce direttamente il Parlamento. Non succede tutti i giorni, ma è successo realmente mercoledì quando due deputati del Movimento 5 Stelle, Simone Valente e Gianluca Vacca, hanno presentato un’interrogazione parlamentare con risposta in commissione, che è stata depositata e che a breve verrà inserita nel calendario delle discussioni in aula.
Sotto accusa l’Accademia, o meglio ancora la Fibs Academy Srl, società con socio unico (la Fibs) che fu creata nel 2005 contestualmente con la struttura che ha sede a Tirrenia. L’operato della Srl avrebbe, il condizionale è d’obbligo, operato a scopo di lucro, ovvero disattendendo la legge e le normative del Coni.
Non si tratta a dire il vero di una cosa inedita nel mondo dello sport. Infatti proprio per arginare il proliferare del problema, comune ad altre Federazioni, la Giunta Nazionale aveva nel 2008 diramato una circolare in cui fissava dei paletti ben precisi sull’operato di queste società. Tra gli altri vincoli imposti, le quote devono essere interamente possedute dalla Federazione in questione e qualsiasi tipo di attività deve restare sotto la vigilanza del Coni, e soprattutto che è escluso lo scopo di lucro, tanto che eventuali utili vanno reinvestiti nell’attività di riferimento sotto l’egida federale.
Nel 2011 però, tre anni dopo, è stata poi creata una nuova società di capitali, la Teammate Srl, con il 70 per cento delle quote versate dalla Fibs Academy ed il restante sottoscritte da soci privati, al fine di svolgere attività commerciale, a detta dei promotori dell’interrogazione.
La Fibs è finita nel mirino dei due deputati perché avrebbe preteso il 7 per cento del compenso derivante dal rapporto di lavoro subordinato di ogni atleta che, dopo aver frequentato l’Accademia, firma un contratto da professionista. Quella che viene definita “indennità di preparazione” ma che può essere scambiata per una sorta di monetizzazione del vincolo sportivo, o chiamatela anche provvigione. Curiosità, l’ultimo in ordine di tempo a passare dall’Accademia alle Major è stato Federico Giordani proprio del Nettuno Bc, che ha sottoscritto un accordo con i Dodgers.
L’interrogazione parlamentare di fatto vuole far capire se il Coni è a conoscenza di questo e se è stata effettuata la necessaria vigilanza in merito ad un’indennità che non va a coprire i costi sostenuti, ma che vista così può essere considerata a tutti gli effetti un caso di subordinazione tra atleta ed “agente”, in questo caso rappresentato dalla società in questione.
Se ne saprà meglio in seguito. Vale la pena fare però un paio di considerazioni. Il Coni è un ente fondato a inizio del secolo scorso (ha festeggiato 100 anni giusto nel 2014), e profondamente ristrutturato e rivitalizzato da Giulio Onesti nel dopoguerra, che a dire il vero era stato nominato come liquidatore. Appare evidente come, nonostante i vari cambiamenti nei decenni, la logica seguita spesso è stata quella degli anni ’50 che non di rado si scontra con il concetto di professionismo puro e di sport-spettacolo che invece piace tanto oltreoceano. Basti vedere quanta fatica si fa nel calcio per arrivare al sospirato stadio di proprietà, e quanto si sia indietro rispetto al resto d’Europa nella promozione. Sono due mondi, quello della pratica sportiva pura (tipo i Giochi della Gioventù…) e dell’entertainment che hanno molte basi in comune ma che difficilmente vanno d’accordo tra loro. E’ evidente come l’intrusione di una società esterna in una struttura federale finisca inevitabilmente per “inquinare” gli scopi dell’attività dell’atleta nell’Accademia, nella quale l’interesse dovrebbe essere quello della crescita sportiva e non necessariamente quella del grande salto verso il professionismo. Soprattutto se gli utili della società in questione sono legati al successo della suddetta crescita, dunque dai contratti firmati. Come dire, promozione sportiva sì ma non beneficenza.
Va però anche vista la realtà da un lato diverso. Una volta c’era il Totocalcio, da molti anni però i contributi verso il Coni, e soprattutto quello verso le Federazioni che non sono inserite nel programma olimpico, si sono sensibilmente ridotti. Strutture come quella di Tirrenia per la Fibs o i vari centri Tecnico Federali hanno dei costi, non necessariamente divisibili per singolo atleta. E non sembra essere sufficiente solamente l’indennità di formazione di cui sopra per sostenerli.
E’ solo un bene che sia fatta luce sull’operato dell’Accademia e delle due società sopraccitate, è anche tempo però che qualche cosa venga rivisto a monte. Un atleta che “ce la fa” e firma un contratto da professionista può contribuire a sua volta alla vita della struttura che lo ha aiutato nella sua crescita dando la possibilità ad altri come lui di intraprendere lo stesso percorso, altrimenti il cerchio rischia di spezzarsi. Questo però a patto che gli utili vengano reinvestiti nella struttura stessa per migliorarla o per tenerla in vita. Come peraltro dettato dal Coni, e come dovrà essere verificato anche grazie a questa interrogazione parlamentare dei due deputati pentastellati.