Sblocca Italia è legge, ok fiducia con bagarre al Senato. Sel e Cinque Stelle contro le trivellazioni in adriatico
Bagarre in Aula al Senato dove il governo ha ottenuto la fiducia, e il via libera definitivo, sul decreto Sblocca Italia con 157 sì e 110 no. Dure proteste delle opposizioni e voto che va avanti a singhiozzo per le contestazioni dei senatori 5 Stelle, arrivati a stendersi sui banchi del governo per impedire ai colleghi di votare. Tanto che i parlamentari sono costretti a dire “si” o “no” al testo dal proprio banco senza passare sotto lo scranno della presidenza com’è prassi fare per il voto di fiducia. Lo Sblocca Italia è un ‘decretone’ che contiene misure che vanno dallo sblocco dei cantieri, che partiranno con tempi certi, agli interventi per le calamità naturali, passando per le semplificazioni per l’edilizia, la banda larga e ultralarga, l’ammodernamento delle ferrovie e le concessioni autostradali. Proprio le norme sulle concessioni sono state l’oggetto degli strali delle opposizioni (da Sel a Forza Italia al Movimento Cinque Stelle) che accusano il governo di aver chiesto la fiducia in fretta e furia per ‘nascondere’ un ‘regalo’ fatto ai finanziatori di Renzi, quel gruppo Gavio che ha in concessione diverse tratte autostradali del Nord Italia e che doveva essere tra i partecipanti alla cena milanese di auto-finanziamento del Pd nell’agenda del premier per domani sera. Fortemente contrari alle trivellazionio nel mare adriatico anche gli ecologisti di Sel. In Aula al Senato i Cinque Stelle (alla fine deferiti) hanno ripetuto l’esposizione di cartelli e striscioni “stop trivellazioni” , portando la protesta fino al blocco delle operazioni di voto, con i senatori che, mani nere d’inchiostro come fosse petrolio, si sono stesi sui banchi del governo e si sono seduti lungo i corridoi per bloccare i colleghi. Il governo poi dovrà intervenire prima che il testo entri in vigore per dare copertura a una norma ‘scoperta’, che esclude dal patto di stabilità interno i costi delle opere di bonifica degli Enti territoriali, introdotta alla Camera (dove peraltro la commissione Bilancio aveva stralciato decine di modifiche votate dai deputati proprio per assenza di coperture). C’è l’impegno, ha assicurato il sottosegretario Luciano Pizzetti “a sanare questo vulnus finanziario con un decreto correttivo”, strada scelta per evitare di dover ricorrere alla terza lettura alla Camera, rischiando la decadenza del decreto che scade l’11.