Renzi: Jobs Act bella riforma. Fassina: sono preoccupato

Matteo Renzi e Stefano Fassina

Sul lavoro è ormai scontro aperto, fuori e dentro il ‘palazzo’, tra maggioranza e opposisioni ma anche dentro al Pd ; ma le polemiche non scalfiscono Matteo Renzi che tira dritto e punta ad approvare il Jobs Act in tempi brevissimi. Il premier scrive una lettera a Repubblica nella quale ai suoi critici dice “basta agli esami del sangue” e marca il campo, “rivendicando l’appartenenza” del suo Pd “alla sinistra”: un partito – spiega – che sta “dalla parte dei più deboli, della speranza e della fiducia”. D’altronde per il premier, “se si entra nel merito del Jobs Act, è evidente che non c’è riforma più di sinistra”. Non la pensa così, evidentemente, chi lo attacca dentro lo stesso Pd. Nel partito la lettera al quotidiano romano suscita la reazione della minoranza che al segretario contesta l’intera linea politica, puntando il dito proprio contro l’abolizione dell’articolo 18 e la riforma del lavoro. Stefano Fassina, confermando che non ha alcuna intenzione di votare il Jobs Act a Montecitorio, replica al premier senza mezzi termini: “Questo Pd – dice ai microfoni del Gr1 Rai – mi preoccupa perché è sempre più in linea con gli interessi più forti e meno vicino agli interessi e alle domande delle persone che cercano lavoro e che sono precarie”. E su facebook, poco dopo, rincara la dose: “L’obiettivo vero raggiunto è la libertà di licenziamento così cara al premier”. Alle sue parole di uniscono quelle di Gianni Cuperlo: “Così come è, il Jobs act non lo posso votare – sottolinea – Aspetti positivi ci sono ma ci sono anche aspetti critici sui quali il dissenso, la differenza di giudizio è profonda e ha a fare con delle convinzioni che riguardano l’idea che almeno io ho del mercato del lavoro e dei diritti e della dignità della persona”.