Dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del c.d. Jobs Act, sono iniziate in questi giorni le discussioni sui provvedimenti con i quali il Governo è chiamato ad esercitare le deleghe conferitegli per riformare il sistema lavoro.
Particolarmente acceso il confronto sui licenziamenti. Dalle prime voci sembra che nella nozione di giustificato motivo oggettivo di recesso potrebbe rientrare anche la fattispecie dello “scarso rendimento”.
Per quanto riguarda i licenziamenti disciplinari, la direzione del Governo sembra condurre, invece, verso un mini-restyling della Legge Fornero. Il reintegro nel posto di lavoro sarà possibile solo nei casi di “non sussistenza del fatto materiale”.
Sempre sul fronte dei licenziamenti disciplinari, è allo studio la possibilità di introdurre la clausola di “opting out”, che consentirà alle imprese di pagare, in ogni caso, un indennizzo al posto del reintegro.
Per quanto riguarda le piccole imprese, sembra ormai certo il dimezzamento degli importi degli indennizzi, sempre entro il tetto delle 6 mensilità.
L’addio al reintegro interesserà i licenziamenti per motivi economici ed organizzativi, tra i quali, come detto, sarà inserito anche lo scarso rendimento.
Tra i nodi ancora da sciogliere, vi è quello dell’esenzione fiscale per l’indennizzo nella fase di conciliazione standard, che, si ricorda, può variare da una mensilità fino ad un massimo di 16.
Nessuna indiscrezione è trapelata, invece, sul fronte dei licenziamenti collettivi, a proposito dei quali l’impegno assunto dal Governo è quello di superare l’impianto della Legge n.223/1991.
Passando ora alle altre misure, i tecnici di Palazzo Chigi e quelli del Ministero del Lavoro stanno approntando in queste ore la bozza definitiva del Decreto contenente la nuova disciplina del contratto a tutele crescenti.
Sarebbero ancora numerosi, invece, i dettagli da definire prima della redazione del Decreto Aspi. Secondo l’ipotesi circolata in questi giorni, alla nuova Aspi, di durata crescente fino a 24 mesi, si potrebbe accedere anche con sole 13 settimane di contratto, vale a dire la soglia attualmente prevista per la mini-Aspi.
Se confermato, un simile provvedimento estenderebbe notevolmente la platea dei lavoratori beneficiari delle tutele previste per la perdita del posto.
Quasi certamente, le aliquote di contribuzione rimarranno immutate (1), tuttavia, resta da chiarire se con la nuova disciplina della disoccupazione verranno finalmente armonizzate le diverse aliquote oggi previste nei vari settori produttivi.
Dott. Valerio Pollastrini
Consulente del Lavoro
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