Nella sentenza n.2890 del 22 gennaio 2015, la Corte di Cassazione ha ribadito l’utilizzabilità nel processo penale delle riprese effettuate con telecamere nascoste, installate dal datore di lavoro per accertare comportamenti potenzialmente delittuosi posti in essere dai dipendenti.
Nel caso di specie, il proprietario di un supermercato aveva installato le telecamere dopo aver rilevato alcuni ammanchi e le riprese avevano mostrato una lavoratrice intenta a prelevare indebitamente somme dalla cassa.
Nell’adire la Cassazione, la donna aveva eccepito l’inutilizzabilità delle riprese per violazione delle norme dello Statuto dei Lavoratori sul divieto dei controlli a distanza dell’attività dei dipendenti.
Investita della questione, la Suprema Corte ha ribadito la pacifica utilizzabilità nel processo penale delle videoriprese effettuate con telecamere nascoste installate per finalità analoghe a quelle della vicenda in commento, quand’anche l’imputato sia un lavoratore subordinato.
Sul punto, gli ermellini hanno precisato che le norme dello Statuto a presidio della riservatezza dei dipendenti non vietano i cosiddetti controlli difensivi del patrimonio aziendale messo a rischio da possibili comportamenti infedeli dei lavoratori.
Dott. Valerio Pollastrini
Consulente del Lavoro
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