I signori della “3” e gli scherzetti del punto vendita di Nettuno

di Roberta Sciamanna

Difficilmente i vecchi detti sbagliano ed è proprio vero, chi lascia la strada vecchia… Cambiando gestore e passando da Wind alla Tre, “incantata” dall’offerta del piano famiglia e dai soli 10 euro al mese con minuti illimitati, pensavo di trovare un gestore serio e una tariffa superconveniente. Sbagliato. E a dirla tutta sbaglia anche chi sostiene che il cliente ha sempre ragione. Nel mese di dicembre una familiare mi invita a cambiare gestore: se vengo presentata da una terza persona per passare alla Tre posso usufruire di un prezzo avvantaggiato. Dieci euro minuti illimitati. L’occasione è ghiotta e a malincuore abbandono il vecchio gestore, il caro Wind, con il quale non avevo mai avuto problemi. La persona in questione mi accompagna al negozio della Tre di Nettuno. Anzi, di persone ne vuole presentare ben due. Chiediamo informazioni alla signorina che si trova al bancone e spieghiamo di voler fare il passaggio, affidandoci a lei per la trafila necessaria in questi casi. Nessun problema, ci pensa lei. Ci spiega cosa serve, cosa non serve, quanto andremo a pagare, quanto costa interrompere con l’altro gestore. Poi forniamo i documenti, il codice Iban per l’accredito bancario dei 10 euro mensili e firmiamo il contratto. Tranquilli e beati, insomma. Perché qualcosa non dovrebbe filare liscio? Arriviamo al mese di luglio e sono convinta che sul mio conto vengano scalate, da gennaio ad oggi, le 10 euro pattuite. Poi un lampo: fammi controllare le voci dell’estratto conto, non si sa mai. La sorpresina non tarda. Dal mese di gennaio a quello di luglio, scopro che sul conto sono stati scalati 20 euro al mese. Il doppio. Essere presa in giro non è di mio gusto. Chiamo la Tre e mi confermano che la tariffa promessa dalla promozione non è partita. Qualcosa è andato storto. Spiego che sarebbe doveroso concedermi un rimborso, dato che mi sono affidata ad un punto vendita di Nettuno che si è occupato dell’attivazione. Rimborso? Scherziamo… Meglio perdere due clienti. La conferma che qualcosa è andato storto arriva dalla signorina del negozio di via Alcide De Gasperi. Doveva essere il familiare che ci ha presentato a fare prima di tutto una telefonata al numero Clienti, per comunicare la famosa presentazione, passaggio propedeutico all’attivazione. Ma a meno di non avere la sfera magica, dato che faccio un altro lavoro e non sono una dipendente della Tre, mi chiedo perché mai avrei dovuto essere a conoscenza di questo primo passaggio. Chi lavora in un negozio non è stipendiato per informare i clienti e fornire assistenza? Parlare con il titolare del negozio non è stato possibile, il nome del responsabile è top secret, neanche fosse nei Servizi Segreti, mentre la commessa continua a ribadire che l’errore è stato il nostro e loro non possono fare nulla. Certo, l’errore di essermi affidata ad un gestore che non ha la minima idea di come vadano trattati i clienti. Logica vorrebbe che invece di tartassare la gente con chiamate dai call center, a tutte le ore del giorno e della notte, gli operatori imparassero le regole. E la prima regola è il rispetto del cliente. Morale della favola, se voglio uscire dalla Tre devo pagare 50 euro, altrimenti sono vincolata per 30 mesi. Complimenti ai signori della “3”. Nessun problema, ne pago anche il doppio, per uscire, ma quelli della Tre con me hanno chiuso. Sarà mia premura fare una pessima pubblicità al negozio di Nettuno e al gestore, dovunque e con chiunque mi capiti, oltre ad aver già provveduto a fare un esposto all’associazione nazionale Consumatori.