Sono arrivati nei giorni scorsi cinque nuovi operatori sanitari a sostegno del pronto soccorso del ‘Riuniti’ di Anzio e Nettuno, e il Presidio che ormai fa tappa fissa fuori dall’ospedale da giorni conquista la prima vittoria. “La nostra attività in trincea – dicono dal Presidio – ha raccolto i primi risultati concreti, risorse necessarie per riportare ad un livello dignitoso la condizione di lavoro del personale e, di conseguenza, il livello di cura degli utenti. Proprio in virtù delle dinamiche che hanno portato a questa nuova situazione, continuiamo a chiederci perché mai il management non abbia posto rimedio prima della nostra discesa in campo e perché ha atteso altrettanto la politica regionale, detentrice dei poteri governativi della sanità del Lazio. La nostra battaglia senza quartiere non è una presa di posizione insensata e per questo abbiamo deciso di dare un segnale chiaro ai nostri interlocutori, riducendo i tempi vivi del Presidio che passa dalle 24 ore su 24 alle 16 ore al giorno (dalle 8 alle 24)”. Continua intanto la raccolta firme, “per ribadire la necessità di far sì che queste risorse siano solo le prime da integrare e che ciò diventi un ampliamento a regime e non temporaneo, proseguiremo a spingere affinché vengano quanto prima migliorati o sostituiti macchinari puntualmente guasti ma fondamentali per una struttura che deve tornare efficiente se vuole sopravvivere; parliamo in primis dell’apparecchiatura della TAC, strumento senza il quale troppi pazienti hanno dovuto sopportare trasferimenti altrimenti non necessari in altre strutture del territorio di competenza della ASL RM-H, sarebbe infine onesto comunicarne le tempistiche pianificate. Questa variazione della nostra presenza è assolutamente reversibile in quanto legata al monitoraggio che continueremo ad effettuare dal campo di battaglia verso gli impegni assunti dall’Azienda, primi tra tutti, in ordine cronologico, la riapertura del reparto di riabilitazione di Villa Albani ed il contestuale ripristino dei reparti accorpati, a partire dal primo settembre. Se le parole dette non dovessero corrispondere alle promesse fatte, la nostra protesta riprenderà ancora più intensamente e valuteremo altri interventi da adottare per far sì che chi dovesse disattendere le promesse renda conto personalmente sia alla cittadinanza che ai propri vertici”.