Parigi Brest Parigi: Tony Lonero bussa alla storia

di Roberta Sciamanna

Combattere o scappare, non c’è via di mezzo. Lui ha scelto di combattere, anche se quella di Parigi potrebbe essere la sua ultima gara, anche se le gambe fanno male e la malattia avanza veloce. Tony Lonero, ex giocatore di baseball italoamericano, nettunese d’adozione, è pronto per la Parigi Brest Parigi, 1250 km in bici, una bella sfida. Parte il 17 agosto alle 5 di mattina la sua nuova impresa . Quest’anno è la quarta volta che partecipa, e se dovesse finire la gara sarebbe il primo italiano ad averla conclusa per quattro volte consecutive. C’è gente che ha partecipato 5, anche 6 volte, senza mai portarla a termine.

Correre è il sogno di Tony, ma la malattia che lo colpisce da 14 anni lo condanna a non poter contare sulle sue gambe. Si salva andando in bici, dove ancora può sfogare tutta la sua voglia di fare sport e la rabbia per la sclerosi multipla che nel 2001 gli ha cambiato la vita. Lo sport è salvezza.”La sclerosi intacca i nervi e il cervello – racconta Tony, 56 anni, con la moglie abita a Villa Claudia – Quando vado in bici il fisico cerca di guarire. Riesco anche a nuotare, ma se cammino o corro è pericoloso, rischio di cadere e perdere le gambe. Sono consapevole della mia malattia, che è degenerativa. Il medico nell’ultima visita mi ha detto chiaramente che sto peggiorando”. Tony però non si ferma e decide di partecipare alla gara di Parigi. Un percorso lunghissimo e faticosissimo. E’ un atleta, non ha paura. A soli 23 anni venne a Nettuno dalla Pennsylvania per giocare a baseball, diventando uno dei ricevitori della nazionale azzurra più forti al mondo (il suo nome è nel museo “Sport Hall of Fame” di Pittsburgh, dove sono i più forti italoamericani di tutti i tempi). Poi la malattia, lo sconforto, e la voglia di lottare che alla fine vince su tutto. E’ un regalo di sua madre, una biciletta fatta arrivare dall’America, a dare il coraggio a Tony Lonero per non lasciare lo sport e non mollare (a lui è dedicato anche il documentario “Ride to Finish” realizzato da Lucia Marani e prodotto dalla Movie Project).

“All’inizio della malattia ero arrabbiato col mondo – dice – con tutti. non camminavo più, non facevo le scale. Poi ho capito che la malattia non è colpa di nessuno. Piano piano il fisico ha reagito e ho cominciato ad andare in bici. Nel 2002 ho fatto 142 km in una gara di gran fondo a Roma, ci misi 16 ore. Oggi per fare quel giro ce ne metterei 5. Un giorno leggo il giornale e scopro la Parigi Brest Parigi. Decido di farla. Nel 2003 mi sono qualificato e ho partecipato. Da allora l’ho fatta altre tre volte. E’ molto impegnativa. Ogni 90 km ci sono dei controllori che mettono dei timbri ai vari traguardi. L’ultima volta che ho partecipato ho impiegato 67 ore. Quest’anno spero di farcela in un tempo ancora minore”. 6000 gli atleti che parteciperanno, 380 gli italiani. “Io sono il capitano della nazionale da quest’anno. Le sensazioni che si provano stando lì, nonostante abbia fatto le olimpiadi di baseball nell’84, sono indescrivibili. Non c’è una classifica, non devi vincere, devi arrivare. E’ dura ma mi sento in forma, anche se so che sto peggiorando. Ci sono persone con la mia malattia che stanno messi meglio di me ma passano le giornate sul divano, senza reagire. Io non sapevo di essere così, di avere questa forza, fino a quando non mi sono ammalato”. Uno straordinario esempio, Tony. La prova che lo sport, quasi sempre, salva.