Nettuno- Assistenza negata per un bimbo disabile. La mamma: “Gli hanno tolto il sorriso”

Lo hanno fatto sentire diverso per la prima volta. Entra in classe alle 9 ed esce alle10.30. Un’ora e mezza di lezione è concessa al piccolo Marco (il nome è puramente di fantasia), 4 anni, di Nettuno, con problemi deambulatori. E’ iscritto nella scuola dell’infanzia di Cadolino, uno dei plessi del circolo didattico statale, dove l’anno scolastico è partito con il piede sbagliato. Non solo manca l’insegnante di sostegno, che tarda ad arrivare dal Ministero (onore alla Buona scuola). Manca anche e soprattutto un’assistente educativa che possa occuparsi di Marco per le tre ore al giorno previste dalla legge. Il bimbo, colpito da un brutto virus quando aveva pochi mesi, non ha più il privilegio di camminare. Può muoversi soltanto con l’aiuto di un deambulante – per la cronaca dovrebbe passarlo il comune di Nettuno mentre è toccato ai genitori acquistarlo a proprie spese già l’anno scorso. Nessuno fino ad oggi era riuscito a togliergli il sorriso, fino a quando non è entrato in classe, pochi giorni fa, costretto ad essere prelevato dai genitori prima dell’orario di uscita dei suoi compagni. L’assistente inviata dal Comune di Nettuno resta in classe con il bimbo per un’ora e mezza. Oltre quello l’assistenza non è garantita. “Potrebbe restare a scuola con gli altri compagni fino alla mezza, anche senza assistente, è stata la soluzione prospettata dalla dirigente scolastica”, spiega Giovanna, la mamma del bambino, demoralizzata e stanca di lottare contro i mulini a vento e contro un sistema che giustifica sempre tutto dando la colpa ai tagli. “Già l’anno scorso – dice Giovanna – quando mio figlio ha frequentato la classe prima avevamo avuto problemi con l’assistenza, ma alla fine siamo riusciti a tirare avanti accontentandoci del sostegno”. Marco soffre di una grave forma di diplegia che gli impedisce di camminare. E’ invalido al 100%, rientra nella legge 104, articolo 3, comma 3, vale a dire caso di gravità. Non è dato sapere se mai tornerà a camminare. “Io e mio marito lo abbiamo sempre trattato come un bambino normale, cerchiamo di rendergli la malattia meno pesante possibile. Mio figlio è pieno di vita, sorride sempre. Nessuno gli ha mai tolto il sorriso, ma quest’anno lo stanno facendo sentire diverso, lo stanno isolando. Non so più cosa inventare per giustificare il fatto che devo farlo uscire da scuola prima dei suoi compagni, invece che alla mezza. Invento storie, ma mio figlio non è stupido, anzi. Avendo una disabilità fisica ha sviluppato ancora di più la sua parte cognitiva. Dalla scuola mi è stato spiegato che la richiesta al ministero per il sostegno è stata inviata, e che i ritardi non dipendono dal’istituto. A me non interessano le giustificazioni. Devono trovare una soluzione. E deve trovarla soprattutto il Comune di Nettuno, che deve mandare un’assistente educativa che segua mio figlio 3 ore al giorno. E’ scandaloso tutto questo. Io ho smesso di lavorare per seguire il mio bambino, viviamo con uno stipendio, l’anno scorso ho dovuto perfino comprare il deambulatore a mio spese. Qui se ne lavano tutte le mani, e mi sono pure sentita rispondere dalla dirigente che stavo creando un caso facendo tutto questo chiasso. Io sto ricevendo messaggi di solidarietà da tutta Italia. Solo chi combatte quotidianamente con la disabilità può capire cosa provo”.