Città metropolitana di Roma, con le dimissioni dei Consiglieri comunali di Roma che hanno fatto decadere il sindaco Marino si è generata anche una condizione di crisi dell’Istituzione dell’area metropolitana
Il Governo Renzi, nel 2014, ha abolito il diritto dei cittadini di eleggere i responsabili politici dell’azione amministrativa delle Provincie. Nel territorio romano la Provincia è stata sostituita dalla Città metropolitana. Così Renzi fingendo di cancellare le Province per realizzare una riduzione dei costi della politica, in realtà ha eliminato la rappresentanza democratica dei cittadini a livello locale. Con la scusa del taglio dei costi della politica ha messo in atto un furto di democrazia, espropriando i cittadini del diritto di poter scegliere attraverso il voto chi dovesse governare l’amministrazione territoriale, lasciando decidere il tutto dai Sindaci e dai Consiglieri Comunali eletti nel territorio.
Rifondazione Comunista si è quindi impegnata ad impedire che la deriva ademocratica imposta dal governo divenisse un fatto acquisito. Per questo motivo ci siamo generosamente messi in gioco in una prospettiva unitaria, insieme ad altre componenti di Sinistra, per riuscire ad essere presenti nel consiglio della Città metropolitana. Ben sapendo che, se la lista a cui partecipavamo avesse raggiunto il quorum per eleggere, il rappresentante non sarebbe stato espressione diretta del PRC. Malgrado ciò ritenevamo che le critiche di Rifondazione contro l’insufficienza democratica della modalità di composizione del Consiglio dell’area metropolitana, che assegnava ai soli Sindaci e Consiglieri comunali il potere di nomina escludendo i cittadini, rendesse assolutamente necessario uno sforzo che consentisse a quelle idee di partecipazione democratica dei cittadini di avere una rappresentanza nel Consiglio che si andava costituendo.
La nostra scelta ha mostrato la sua validità con l’approvazione della carta fondamentale della Città metropolitana. Infatti nello Statuto della nuova istituzione il Consiglio ha corretto la scelta ademocratica del governo Renzi ripristinando il diritto dei cittadini di poter scegliere, attraverso elezioni dirette, chi dovesse amministrare l’ente locale e su quali basi. Tuttavia dall’entrata in vigore dello statuto (1° gennaio 2015) ad oggi, la mancata approvazione dell’articolazione del territorio metropolitano in zone omogenee, sembra che abbia impedito che il legislatore determinasse il sistema elettorale con cui dovesse essere eletto il Sindaco ed il consiglio della Città territoriale.
Se fino ad oggi questa mancanza poteva essere tollerata essendo in funzione il Consiglio della Città metropolitana nominato nei modi suddetti, con le dimissioni dei Consiglieri comunali di Roma che hanno fatto decadere il sindaco Marino si è generata anche una condizione di crisi dell’Istituzione dell’area metropolitana. Questo è avvenuto perchè il sindaco Marino era anche Sindaco di questa istituzione e, pertanto, è decaduto anche da questo ruolo insieme ai consiglieri romani che vi facevano parte.
Nei giorni scorsi tutti hanno parlato di come il commissario avrebbe affrontato i problemi di Roma. Tante sono state le chiacchiere su chi saranno i candidati Sindaci alle elezioni di Roma, il Movimento cinque stelle si è già dichiarato maturo per governarla e, tuttavia, tutti si sono dimenticati che il Sindaco di Roma ed il Sindaco della Città metropolitana coincidono.
Così, nell’inerzia del governo Renzi che ha generato questo garbuglio e nell’immobilità del legislatore, prende corpo una discriminazione di diritti tra i cittadini romani. Tra quanti cioè vivono nell’urbe e quanti nel “contado”. I primi, cittadini di serie A, avranno il privilegio di eleggere il Sindaco di Roma capitale e della Città metropolitana i secondi no evidenziando che i cittadini della ex Provincia di Roma sono in realtà cittadini di serie B.
Tutto ciò non è ineluttabile. La Regione Lazio deve chiedere al Governo di prendere in mano la situazione e far definire il sistema elettorale dal legislatore. Ciò è reso possibile, almeno in questa situazione di emergenza, proprio dallo Statuto della Città metropolitana che all’art. 47 stabilisce “Il Consiglio cessa anticipatamente in caso di rinnovo dell’Assemblea Capitolina di Roma Capitale”, stabilendo inoltre che l’elezione del Consiglio metropolitano si svolge “in un unico collegio elettorale corrispondente al territorio metropolitano.”
Noi non possiamo accettare che i cittadini della Provincia di Roma siano considerati cittadini di serie B. Pretendiamo che alla prossima tornata elettorale siano convocati anche le elezioni, a suffragio universale diretto, della Città metropolitana consentendo a TUTTI i cittadini di poter partecipare alla scelta su chi, e su quali basi programmatiche, dovranno esserne il Sindaco ed i consiglieri.
Marco Bizzoni, segretario PRC federazione Castelli, Colleferro, Litoranea