Aumentare la percentuale delle bottiglie vendute all’estero, anzi raddoppiarla. Un obiettivo ambizioso per Casale del Giglio, l’azienda vitivinicola de Le Ferriere che, già da diversi anni, è presente in importanti manifestazioni straniere enogastronomiche per incrementare il contatto ‘business&cosumer’. Queste collaborazioni, infatti, permettono di rafforzare la promozione e la diffusione dei vini, permettendo inoltre di sviluppare ulteriori partnership in zone nuove. «Vorrei che nel 2016 – commenta Antonio Santarelli, ad dell’azienda – l’export rappresentasse una percentuale ancora più consistente per la Casale del Giglio, raddoppiando le bottiglie vendute all’estero. Ormai da 5 anni, aderiamo a importanti progetti di finanziamento europei Ocm che ci hanno permesso di promuovere i vini in Paesi quali Usa, Sudamerica (Cuba, Brasile, Messico), Giappone, Svizzera e Canada, anche grazie all’ausilio di consulenti specializzati nei rispettivi paesi. Inoltre, partecipiamo regolarmente a fiere e concorsi internazionali».
Il 2015 è stato un anno record per l’export italiano e il 2016 si apre all’insegna dell’ottimismo. Per la Casale del Giglio, il nuovo anno è iniziato con la collaborazione con la nota società tedesca di Import, Ges Sorrentino, che potenzierà la presenza dell’azienda, già attiva sul territorio.
«La Germania rappresenta sicuramente – continua Antonio Santarelli -una sfida determinante per il 2016. La fine del 2015 è stata caratterizzata dall’apertura del mercato in Australia con le ottime prospettive per il 2016. E anche in Canada sono previsti interessanti sviluppi. Lo stesso dovrebbe accadere per il mercato del Regno Unito, attraverso una prossima collaborazione con un nuovo importatore».
L’Inghilterra, infatti, non essendo un paese produttore, rimane uno dei principali importatori di vino italiano. E, tra i Paesi maggiormente interessati ai vini italiani, compare anche l’America, pur presentando una fortissima concorrenza, tra vini italiani, francesi, californiani o cileni. Il Sudamerica si sta sviluppando a un ritmo molto veloce e anche lì, il vino italiano è tra le eccellenze più in vista, con un notevole incremento della richiesta. L’attuale produzione dell’azienda offre una gamma di 21 etichette (bianchi, rossi, un rosato, una vendemmia tardiva, tre grappe e un olio). I vini sono prodotti sia da monovitigni che da assemblaggi degli stessi. Il principio sempre perseguito dall’azienda è stato quello di una rigorosa ricerca della qualità mantenendo un adeguato equilibrio con il prezzo. L’azienda, poi, ha varato da diversi anni un progetto di recupero e valorizzazione di antichi vitigni autoctoni di nicchia del Lazio. Il primo è stato avviato con successo sull’isola di Ponza, che ha permesso di riscoprire la Biancolella di Ponza, importata da Ischia nella metà del ‘700, ai tempi del Regno di Napoli sotto i Borbone. Proprio da qui è nato il Faro della Guardia, che già al suo debutto ha ricevuto riconoscimenti importanti (5 Grappoli della Guida Bibenda 2013, Tre Bicchieri della Guida Vini d’Italia del Gambero Rosso 2014). Il secondo importante progetto di recupero arriva nel 2015 con ‘Antium – Bellone di Anzio 2014’, che segna il ritorno del Bellone, tipico della zona di Anzio. Di origini antichissime, era già noto in epoca romana e menzionato nel Bollettino Ampelografico del 1881. Nel 2015, l’azienda ha festeggiato i ’30 anni di ricerca, per celebrare la sperimentazione iniziata nel 1985 da Dino Santarelli e tramandatasi fino ad oggi. «Tra gli altri obiettivi del 2016 – conclude Antonio Santarelli – c’è quello di proseguire nel progetto di recupero degli autoctoni di nicchia, che in futuro potrebbero interessare altri territori laziali. E considerando la qualità delle uve, quella del 2015 è stata una delle migliori vendemmie degli ultimi anni, oltre all’estero intensificare la presenza dell’azienda anche sul mercato nazionale».