Un libro sarebbe riduttivo. C’è un mondo fatto di odori, sapori, storie, vite, nelle 88 pagine dedicate al ristorante di Anzio che oggi entra nella storia. “Turcotto 1816-2016”, a cura di Clemente Marigliani, è un omaggio indelebile ai 200 anni di un’attività che ha visto passare generazioni. Festa in grande oggi pomeriggio all’hotel Garda, dove alle 18 è stato presentato il libro per poi proseguire con un buffet da mille e una notte in presenza di autorità, amici, cittadini.
Un lavoro frutto di testimonianze, racconti, fotografie, che parte soprattutto dal cuore, dai ricordi di chi c’era e c’è ancora oggi. Due secoli di storia sono custoditi in un’opera che racchiude un mondo, dicevamo, dalle foto della famosa nevicata del 1956 a quelle della riviera di Ponente negli anni Sessanta. Dai vecchi bigliettini da visita del ristorante a un articolo del Messaggero che già nel ’72 dedicava un titolo ai Turcotto e ai “locali che fanno storia”. Non poteva mancare, nel libro, una parte dedicata alle ricette, all’album dei ricordi, oltre al documento delle più antiche famiglie di Anzio. Tra queste proprio i Garzia, “una grande famiglia che ha fatto la storia della città – è intervenuto per primo il sindaco Luciano Bruschini – con grande professionalità, educazione, onestà”.
Ringraziando ha preso la parola Enrico Garzia, che gestisce l’attività assieme a sua moglie e alle due figlie. “Quando ho iniziato questo lavoro avevo solo 16 anni, non avrei mai pensato di arrivare a tutto questo. Oggi a papà Oreste dico ‘te lo avevo promesso’. Ringrazio tutti i miei familiari, mia moglie Patrizia, mia sorella Angela, mia madre che ci ha cresciuti con tanti sacrifici, le mie splendide figlie Ermelinda e Maria, i miei collaboratori eccezionali. Lavorare in un ristorante significa non conoscere feste, orari. Dentro questo libro c’è tanto lavoro e tanta umiltà”.
Un affetto profondo è emerso dalle parole del generale Ugo Marchetti, un cliente affezionato ma prima di tutto un amico dei Garzia. “Oggi si celebra il successo di una straordinaria storia – ha detto – Ricordo che quando da piccolo venivo al Turcotto provavo un senso di benessere ed ancora oggi, ogni volta che torno ad Anzio, la sensazione è rimasta immutata. Questa famiglia è capace di trasmettere a chiunque vi venga in contatto una luminosità eccezionale. C’è una vocazione, un’empatia particolare in ognuno di loro. Questo lavoro lo fanno in tanti è vero, ma non tutti possono vantare di averlo fatto per 200 anni”. In tanti hanno collaborato alla realizzazione del libro, dedicato a nonno Oreste e nonna Linda, quest’ultima – 90 anni – in prima fila. ”
Seduta davanti a noi c’è una nonna che rappresenta la memoria vivente di una famiglia – ha preso la parola il giornalista del Messaggero Giovanni Del Giaccio – Con i suoi ricordi ha contribuito a questo lavoro. Quando mi proposero di dare una mano non esitai un secondo. Mia nonna stessa lavorò nel ristorante, ricordo ancora di quando mi parlava della ‘turcottessa’… Duecento anni non si compiono tutti i giorni, questi festeggiamenti non hanno niente a che vedere con la pubblicità. Tutto questo è qualcosa che porta in alto il nome di una città. Dietro alla realizzazione del libro c’è un lavoro interessante di ricostruzione. Sull’eccellenza del Turcotto oggi si può e si deve costruire qualcosa”.
Ci sono pagine di storia, inclusa la parentesi della guerra, ci sono immagini in bianco e nero di Anzio, dei suoi meravigliosi scorci, dell’antica trattoria Turcotto che all’inizio si trovava al porto, prima di spostarsi a via XX Settembre e, infine, davanti alle Grotte di Nerone. “Oggi è facile pensare che il Turcotto si trova nel posto più bello di Anzio – ha preso la parola lo studioso Clemente Marigliani, che ha curato il libro con una ricostruzione minuziosa – All’epoca quel posto era una discarica, ci pascolavano le greggi e c’era chi voleva farci un mattatoio. Soltanto dopo è affiorata una sensibilità archeologica. Anzio è una delle città più antiche d’Italia.
Ad Anzio sono nati Caligola e Nerone. Lavorando al libro ho scoperto cose eccezionali, ad esempio i motivi per i quali non si fece il porto voluto da papa Innocenzo XII, legati ad una congiura internazionale. Nel libro si dedica ampio spazio ai riferimenti storici ma anche all’analisi della cultura culinaria. Tutta la famiglia Garzia è stata protagonista della storia culinaria della città. Nessuno può vantare una longevità così incredibile. Tutto ebbe inizio nel 1816, da allora i personaggi che vennero ad Anzio passando per il Turcotto furono davvero molti. Il ristorante fu anche la sede del congresso della Dc. Vennero De Gasperi, Andreotti. L’attività è cresciuta nel tempo fino ad arrivare all’ultima impresa, quella che oggi chiama il Turcotto a rappresentare l’Italia in Russia in un importante festival internazionale”.