Applausi lunghissimi, emozioni forti e tanta commozione ieri a Villa Sarsina, stracolma di cittadini, personale medico, associazioni ed autorità militari, nell’incontro della Città di Anzio con il professor, Franco Mandelli, considerato il padre dell’ematologia italiana. Un incontro, moderato dalla giornalista Katia Farina, fortemente voluto dall’AIL di Anzio ed organizzato dal Responsabile della Segreteria Tecnica del Sindaco, Bruno Parente in sinergia con l’Assessore alla Cultura e Pubblica Istruzione, Laura Nolfi, che si è resa protagonista di un intervento di alto profilo istituzionale, più volte richiamato dal professor Mandelli che ha ringraziato la Città di Anzio per la calorosa accoglienza. Due ore di “portata storica” per parlare dell’ultima fatica letteraria del Professore, “Curare è prendersi cura”, con i diritti d’autore della vendita interamente devoluti alla ricerca, nel corso delle quali l’ottantaquattrenne Mandelli ha trasmesso messaggi di vera umanità, strappando continuamente gli applausi dei presenti, tutti visibilmente emozionati per l’esperienza vissuta. Il Professore, sollecitato dalla giornalista a parlare dei suoi successi e delle tante vite salvate, ha spiazzato tutti parlando dei suoi insuccessi e dei giovani che non è riuscito a salvare. Ed ecco che, a distanza di decenni, Mandelli parla della piccola Carla e di come, contravvenendo alla legge dell’epoca, aiutò la bimba a morire a casa sua, senza sofferenza, consentendole di guardare con amore il volto di sua madre. E poi Vanessa, della quale ancora ricorda la sua filastrocca, che dopo tutta una serie di terapie non ce l’ha fatta ma si preoccupò, prima di “salire in cielo”, di chiedere al professore di realizzare una residenza per le famiglie dei bambini malati che non potevano permettersi le spese di alloggio nella Capitale. Da molti anni, ormai, Residenza Vanessa è una realtà, anche grazie alla donazione dei genitori della giovane prematuramente scomparsa.
Si commuove Mandelli quando parla di un papà che, dalla Sicilia, veniva a Roma per curare suo figlio: “per tutto il lunghissimo viaggio portava con sé una cassa di agrumi, facendo salti mortali per non farli cadere, con l’intento di pagare le spese mediche”. Sono migliaia i bambini curati e salvati dal Professore ma lui, il medico più decorato d’Italia, continua a non darsi pace per quelli che non è riuscito a salvare e per i quali “non riusciva mai a prendere sonno quando rientrava a casa”. Ma nel corso della lunga confessione ad Anzio il Professor Mandelli snocciola alcuni dati che vedono oggi salire, all’85%, le possibilità si guarire dalle varie forme di leucemia e non risparmia dure critiche alla terapia Di Bella che “ancora viene incredibilmente prescritta nonostante, in diversi casi, ha accelerato la malattia”. Lo dice chiaramente Mandelli: “senza i miei volontari dell’AIL non avrei fatto nulla ed è grazie all’impegno di queste donne (l’uomo se non viene pagato non fa nulla) se oggi sono stati raggiunti questi risultati”. E’ stata emozionante anche la testimonianza di Stefano Chiappini, salvato da Mandelli 18 anni fa dopo 9 mesi di ricovero, che oggi è un volontario dell’AIL e lavora come assistente ai disabili. Sentito ed apprezzato l’intervento dell’Assessore Nolfi che si è detta “orgogliosa ed emozionata di ospitare ad Anzio un medico di questo spessore ma soprattutto un uomo con queste doti di umanità”. Così come l’Assessore ha chiesto a tutti “di andare oltre le proprie responsabilità come fanno i volontari dell’AIL che, nonostante la pioggia, il caldo o il freddo, sono per le strade ad aiutare il prossimo o di come ha fatto oggi il dottor Parente che ci ha consentito di vivere una giornata come questa che passerà alla storia della nostra città”. Prima dell’intervento del Professore, Tina Condello, presidente dell’AIL di Anzio, visibilmente emozionata e commossa per aver realizzato un sogno, ha ringraziato la rete di volontari anziati per l’importante opera prestata sul territorio.
Ha concluso i lavori Franco Mandelli, premiato con la Fanciulla d’Anzio, invitando tutti i malati a non perdere mai la speranza quale migliore reazione alle patologie più gravi: “la vita è un dono di Dio e nessun medico ha il diritto di dire quando finirà!”.