Riceviamo e pubblichiamo
Un altro consiglio comunale infuocato a Villa Sarsina, quello del 27 settembre e, tanto per cambiare, la materia del contendere è sempre la stessa: quella maleodorante dei rifiuti e della gravissima situazione che perdura nelle strade di Anzio. Ancora una volta l’attacco all’Assessore Placidi è fuoco amico perché proviene dal decano dei Consiglieri di maggioranza, Tontini Gianfranco di Lavinio. Lo spunto è sempre quello del degrado che non si riesce a combattere adeguatamente e l’invito forte è stato quello di non limitarsi più a perpetuare il rito inutile delle bonifiche di pulizia dei rifiuti quando sono in strada, ma a dare vita ad un “censimento” degli abitanti specialmente di quelle zone ad alto degrado generato dai rifiuti abbandonati nelle zone pubbliche. L’invito è stato quello di non limitarsi più ai “palliativi” delle telecamere e di altri strumenti con cui il problema si tratta “a valle” ma di dare vita ( ciò che associazioni come il Comitato per Lavinio ripetono da anni n.d.r.) allo sforzo sistematico di individuare coloro che non rispettano le regole del servizio, che non pagano la TARI e che non posseggono nemmeno i mastelli della differenziata e sanzionarli adeguatamente. La risposta di Placidi è stata veemente; uno sfogo verbale che non ha escluso nemmeno qualche licenza dialettica : “non ci sto più a prendere le botte per le responsabilità che spettano agli altri “; ” ora basta”; “ho fatto una lettera al mio Dirigente e gli ho scritto- pulite la città-”; “l’Assessore non può interferire con le responsabilità dei Dirigente”; “per le isole ecologiche io non ero nemmeno a conoscenza” e via alla più volte ribadita precisazione sulle responsabilità derivanti dalla Legge “Bassanini” in merito alla suddivisione delle responsabilità fra potere politico e potere amministrativo ed al fatto di aver dovuto personalmente pagare 154.000 Euro per aver operato in deroga a tale legge. L’attacco verso il R.U.P. (Responsabile Unico del Provvedimento) è stato ancora una volta diretto e preciso. L’assessore ha riversato tutta la responsabilità del caos in cui i cittadini di Anzio sono costretti a vivere a chi ha l’obbligo, il potere e la responsabilità di gestire il servizio e cioè al suo Dirigente, imputando allo stesso il fatto che egli lo tenga anche all’oscuro delle decisioni che prende. L’Assessore ha chiaramente richiesto, a fronte dell’incapacità del Dirigente “licenziatelo!”. Davanti ad una denuncia cosi precisa, che indirettamente è rivolta anche a chi ha assunto il Dirigente e che ha il potere di licenziarlo, ci si sarebbe aspettato l’intervento del Sindaco per precisare meglio sulle accuse del suo Assessore. L’intervento del Sindaco è stato nel suo stile, con una botta al cerchio ed una alla botte, con qualche preferenza verso la botte e con la precisazione del fatto che i dirigenti li nomina il sindaco e se vanno bene al sindaco vanno bene a tutti. Niente di nuovo, arroganza travestita da bonarietà. L’assessore accende il fuoco; il sindaco lo spegne ed il servizio rifiuti continua ad essere gestito nel modo in cui tutti possono vedere, sotto una direzione che, chi ha l’onere di sovraintenderlo, ritiene del tutto inadeguata. Alcune domande a cui però dovrebbe essere data una risposta se si vuole rendere credibili le prese di posizione di questo tipo: ma perché l’Assessore Placidi non formalizza quanto ha gridato in aula? Perché non chiede al Sindaco, pena le sue dimissioni, di dotare il servizio di un Dirigente adeguato? Che fine ha fatto la minaccia del Consigliere Tontini, fatta alcuni mesi orsono che, nel perdurare di questa situazione, avrebbe presentato in Consiglio Comunale una mozione per rescindere il contratto con la Soc Camassa? Quando si comincerà a pensare che alle chiacchiere devono seguire i fatti per non perdere quel poco di credibilità che resta?
Sergio Franchi