La burocrazia non fa sconti, poco importa se c’è di mezzo un bambino tetraplegico che ha bisogno di cure e assistenza sanitaria. La storia riguarda la mamma di un disabile, trasferitasi dal comune di Ardea a quello di Anzio lo scorso mese di giugno, per stare vicino ai familiari e potersi occupare con più facilità di suoi figlio, alle prese con problemi enormi. La Asl di Nettuno, dove stamattina si era recata la signora – nazionalità rumena, in Italia da svariati anni, sposata, lavoro in regola – non ha potuto assegnarle il pediatra di famiglia. Il bimbo è nato a novembre 2015, ha meno di un anno. Nel mese di giugno arriva la decisione di cambiare residenza, il 12 luglio la donna presenta domanda di iscrizione anagrafica al Comune di Anzio, in attesa che la pratica venga regolarizzata. Nel frattempo si fa impellente la necessità di un nuovo pediatra. La Asl non può procedere in assenza dell’iscrizione anagrafica per la quale serve, a sua volta, l’attestato di soggiorno. A rilasciare quest’ultimo dovrebbe essere il comune di Ardea, che a sua volta non può procedere in assenza di un ulteriore documento che i genitori del bambino devono ritirare in ambasciata. La solita interminabile trafila. La mamma del bimbo chiede se, in attesa di recarsi a Roma, non sia possibile avere un’assegnazione temporanea. La Asl dice di no (Ardea e Anzio fanno parte entrambe del distretto H). Il bambino è in gravi condizioni ma i tempi della burocrazia sono prioritari, a quanto pare. La signora, disperata, stamattina chiama i Carabinieri. Le viene risposto che il caso non è di loro competenza. La palla continua a rimbalzare di ufficio in ufficio, senza fare eccezioni. A pagare è un bimbo disabile.