La società acquisirà per 22 milioni di euro il 100% di Idrolatina, che a sua volta detiene una partecipazione del 49% di Acqualatina che gestisce il servizio idrico integrato di 35 comuni del Lazio
Acea fa gli acquisti di Natale. La multiutility romana ha annunciato di aver firmato i contratti preliminari per tre acquisizioni nel settore idrico nell’Italia centrale, per quasi 25 milioni di euro, non incluse nei target del piano industriale al 2020. Dal gruppo Veolia, la società acquisirà per 22 milioni di euro il 100% di Idrolatina, che a sua volta detiene una partecipazione del 49% di Acqualatina che gestisce il servizio idrico integrato di 35 municipi laziali con un bacino di circa 270 mila utenti e una rete di 3.500 km. Il restante 51% del capitale sociale di Acqualatina resterà nelle mani dei Comuni dell’Ambito Territoriale Ottimale n.4 del Lazio Meridionale.
Sempre dalla stessa Veolia l’ex municipalizzata romana acquisirà per 2 milioni di euro il 19,2% di Gestione Esercizio Acquedotti Lucchesi (Geal). Visto che Acea detiene già il 28,8% di Geal attraverso Crea Spa, la partecipazione salirà ora al 48%. La nuova acquisita ha oltre 40 mila utenti e acquedotti lunghi 600 km, cui si aggiungono 200 km di rete fognaria.
Infine, il gruppo Severn Trent cederà alla multiutility romana, per 400 mila euro, il 100% di Severn Trent Italia e, indirettamente, una partecipazione del 64% in Umbriadue Servizi Idrici e una dell’80% in Iseco. Acea già possiede una quota del 34% di Umbriadue Servizi Idrici tramite Crea Gestioni e conseguentemente la partecipazione salirà al 98%.
Il tutto avvenuto contro la volontà e senza il consenso delle amministrazioni locali, tanto che il sindaco di Latina Damiano Coletta e il suo assessore Roberto Lessio il 28 luglio scorso avevano dichiarato: “Il comma 2 dell’articolo 29 della Convenzione di Gestione, atto che regola i rapporti tra il gestore e gli enti affidatari, prevede che ogni variazione della compagine sociale di Acqualatina debba ottenere il preventivo gradimento dell’Autorità d’Ambito, cioè della Conferenza dei Sindaci, sede dove oggi la maggioranza granitica presente in passato è ridotta a pochi esponenti”. Quanto avvenuto dimostra che non avevano torto quelli che si opponevano alla privatizzazione di un bene pubblico come l’acqua, cioè che, una volta privatizzato, questo sarebbe sfuggito dal controllo dei comuni e delle comunità locali.
Claudio Pelagallo