La rabbia dei presidi, protesta davanti al Miur: “Categoria al collasso”

20170525_105914-2Circa 2.000 Dirigenti Scolastici da tutta Italia, il 26 maggio, a piazza S. Cosimato a Roma, vicino al Miur, per la manifestazione #La rabbia dei Presidi organizzata da ANP, Associazione Nazionale Presidi. Altri 400 erano davanti a Montecitorio per chiedere un incontro con la Commissione Pubblica Istruzione della Camera.

Sul palco vari relatori, come i presidenti ANP di Lazio, Sicilia, Piemonte, Veneto, Campania, Emilia Romagna ed altri. Erano preenti delegazioni di Presidi di tutte le regioni italiane.

A seguire parte dell’intervento del presidente nazionale ANP, Giorgio Rembado.

“Torniamo sui temi del malcontento che hanno provocato la protesta. In primo luogo la retribuzione.
Il dirigente della scuola svolge un lavoro che non ha pari nelle altre dirigenze delle amministrazioni pubbliche. Governa direttamente in media 152 unità di personale (la media per le altre amministrazioni è di 1 dirigente ogni 36 dipendenti). L’istituzione scolastica che dirige è complessa e molteplici sono le responsabilità che ne conseguono. La scuola è una pubblica amministrazione dotata di autonomia; un luogo di istruzione e formazione; un luogo di custodia e vigilanza di soggetti minori; un luogo di lavoro ai fini della sicurezza; un centro di raccolta, custodia ed elaborazione di dati personali e sensibili; una stazione appaltante; un sostituto di imposta; un datore di lavoro; un’agenzia valutativa di persone e di servizi; un’agenzia certificativa di titoli di studio; e molto altro ancora. Nessun’altra amministrazione pubblica assomma in un solo luogo, di ambito operativo circoscritto, una tale ampiezza e varietà di funzioni e, con esse, le responsabilità corrispondenti.
In più il dirigente scolastico è punto di riferimento per studenti e famiglie che necessitano di ascolto, di capacità di mediazione, di comprensione, di partecipazione anche emotiva.
A fronte di tale impegno riceve una retribuzione che è circa la metà di quella degli altri dirigenti. È una situazione iniqua ed indecorosa. A tale palese ingiustizia si deve porre rimedio con il prossimo contratto. Deve essere finalmente garantito pari trattamento con le altre dirigenze come Anp da molti anni propone”

Questi alcuni argomenti degli altri relatori intervenuti sul palco

“La categoria è al collasso per continui carichi di lavoro (ultimo, l’eventuale accusa di omissione di atti d’ufficio se non si controllano le 12 vaccinazioni prescritte, un a per una rapportate alle nostre centinaia di studenti!!) a fronte, tra l’altro di decurtazioni di stipendio. Basta con le molestie burocratiche, per cui l’amministrazione centrale chiede più volte l’anno alle scuole, e in modo perentorio, dati già in suo possesso sugli alunni, sull’organico, sulle rendicaontazioni di spesa e altro! Basta con le circolari che richiedono adempimenti complessi nel giro di un giorno, quando gli organici del personale di segretaria sono ridotti all’osso. Anche la macchina amministrativa delle scuole non tiene più”

“Inoltre i DS sono rsponsabili a norma del Dlgs 81 della sicurezza degli istitutio scolstici, che non “appartengono” a loro, ma a Comuni ed ex Province a cui spetta la manutenzione degli edifici. Però, se accade qualcosa, sono gli unici a pagare. Come è accaduto per il terremoto dell’Aquila dove l’unico condannato a livello penale per il crollo del dormitorio del convitto studentesco è stato il Preside!”

I Dirigenti Scolastici italiani non sono considerati, anche a livello parlamentare e sindacale, alla stregua degli altri dirigenti della p.a. Li considerano “ex professori”, come se comunque tale professione fosse “sminuente”.

Ma, ad esempio, chi ha superato l’ultimo – e sembra unico nella storia del MIUR, data la complessità della prova – concorso nazionale a Dirigente Scolastico,ha dovuto affrontare esami e prove su diritto civile, penale, amministrativo, pubblico, privato, europeo e scolastico.

I magistrati, al loro concorso, ne hanno uno in meno: quello scolastico che, essendo una superfetazione di norme nel corso dei decenni è uno dei più ostici anche da interpretare!

Ma gli aspiranti DS dovevano dimostrare, negli scritti e negli orali, anche competenze in lingua straniera almeno al livello B2, capacità digitali ad alto livello anche in relazione al Piano Nazionale Scuola Digistale, competenze di gestione manageriale di un’istituzione complessa, gestione di bilancio, bilancio dello Stato, didattica, psicologia, psicologia dell’età evolutiva, pedagogia e chi più ne ha più ne metta.

Nessun dirigente della Pubblica amministrazione ha queste competenze onnicomprensive. Addirittura i DS vengono regolarmente delegati dall’Avvocatura dello Stato a rappresentare l’amministrzione in Tribunale nel primo grado di giudizio!

In “compenso” la retribuzione è di circa 2.300/2.500 euro onnicomprensivi di tutto – non spetta nulla su tali “straordinari” – a fronte di orari di lavoro disumani, spesso di 10/12 ore al giorno, compresa la domenica e i festivi, come hanno ricordato vari intervenuti dal palco. O nei periodi estivi, visto che l’anno scorso il MIUR ha disposto per il 17 AGOSTO le procedure per la chiamata diretta dei docenti . Tutto dovuto, niente retribuito. I docenti, per lo meno, hanno delle retribuzioni aggiuntive, se svolgono un progetto pomeridiano o altre attività extra. Per i DS andare in Tribunale al posto degli avvocati è “dovuto”!

Un docente a fine carriera percepisce sui 1.900 euro, lavora 18 ore a settimana, più 80 ore annue di attività pomeridiane, di cui solo 40 obbligatorie. nsomma, gli ex professori diventati DS ci hanno rimesso in pieno a qualificarsi, studiare, impegnarsi!!

I DS inalberavano bandiere dell’ANP e cartelli di protesta “Primi per responsabilità, ultimi per retribuzioni” – “Meno burocrazia più scuola” – “la misura è colma” – “Dirigenti veri per una scuola vera”