di Menuccia Nardi
Eccoci al nostro appuntamento del lunedì. Oggi vorrete scusarmi, ma approfitto della rubrica per una questione personale, che si ripresenta tutti gli anni di questi tempi e che credo abbia bisogno di una svolta critica, o quanto meno di un appello, una petizione, una raccolta di firme, vediamo, anche se dubito fortemente che le mie parole da sole bastino a smuovere gli animi.
Alcuni giorni fa ero sulla metropolitana di Roma, sole alto, cielo terso, giornata piacevole ma piuttosto calda e io, che in queste cose – ma solo in queste – sono ingenua come Alice nel Paese delle Meraviglie, dimentico puntualmente di portarmi dietro una mascherina…antismog, direte voi? No, anti odore, vi dico io, perché con l’arrivo della bella stagione, soprattutto sui mezzi pubblici, mi rendo conto che l’acqua diventa per molti un accessorio, e di quelli non indispensabili naturalmente, la cui assenza rischia di compromettere seriamente il benessere psicofisico del mondo che vi circonda. Vogliamo pensare per un momento al poveraccio che si deve fare da Anagnina a Battistini? È costretto ovviamente a partire con largo anticipo la mattina e ogni due tre fermate scende per prendere una boccata d’aria (a Numidio Quadrato un bel respiro, a Re di Roma altra boccata d’ossigeno e da Spagna in poi opta per l’apnea, altrimenti rischia di dover prendere un’ora di permesso ogni mattina!). Ripeto, signori miei, l’uso dell’acqua non va interpretato come un optional di una Mercedes che, pur di comprarla, mi dilania nel dubbio «lo inserisco o no lo sterzo?». Ecco, allo stesso modo immagino molti la mattina, dilaniati dal dilemma «entro o no in bagno?». «Entro, sì, ma senza passare dal rubinetto, così faccio prima». Qualcuno penserà che stia insinuando il dubbio che alcuni di noi abbiano scarsa cura di sé. Nessun dubbio, purtroppo, è una certezza. E ve lo dico ragazzi, non si può! Devo pregare il raffreddore? No, non sono matta (o quanto meno non fino al punto di desiderare un malanno!) ma qui diventa una questione di scelte estreme. E non mi fate le facce di chi si guarda intorno incredulo e si domanda ingenuamente cosa possa essere questo strano fastidio nell’aria! Il colpevole sa di essere colpevole e manca solo una freccia rossa lampeggiante ad indicarlo. Ma poi dico, con tanti imprenditori in giro, ma nessuno ha ancora pensato a farsi carico di installare distributori automatici di salviettine e deodoranti? Mettiamoli davanti alle farmacie accanto a quelli dei preservativi, che di quelli, mi pare, ce ne sono in quantità. E certo, mi direte, esistono delle priorità… ah, va bene, ho capito tutto! Per carità, nulla in contrario, sia chiaro, anzi… ma facciamo che tra le dieci cose più importanti della vita possa esserci anche l’igiene personale?
Usiamola l’acqua, noi che l’abbiamo (ricordo che esistono luoghi nel mondo dove l’acqua è ancora lo spartiacque tra vivere o morire), noi che la paghiamo cara e ancora ad enti privati, mi pare – anche se ricordo vagamente un referendum di qualche anno fa in cui la stragrande maggioranza di noi scelse di rendere l’acqua pubblica, ma forse mi sbaglio, tra caldo e odori strani potrei avere le idee confuse…