di Menuccia Nardi
Avete presente la canzone L’esercito del selfie? Immagino di sì, ormai in radio passa spesso. Qualche giorno fa l’ascoltavo anch’io (e anche nei giorni seguenti a dire il vero). All’inizio la mettevo su per il ritmo e la trovavo simpatica, ma risentendola più volte devo dire che, al di là del tono apparentemente leggero, dice una verità innegabile. Lo pensavo mentre la canticchiavo tra me e me (sì, mi capita, lo ammetto, canto da sola, e mi parlo anche da sola, a volte, se proprio ci tenete a saperlo: il guaio è che le domande che mi faccio sono sempre le mie e poi non so che rispondermi!).
Comunque, torniamo a noi, come fa la canzone? Ah sì “[…]ma non abbiamo più contatti, soltanto like a un altro post”. Quanto è vero da 1 a 10? Siamo capaci di inviare messaggi multipli su WhatsApp o postare foto più volte al giorno su Instagram e Facebook, ma poi se dobbiamo fare una telefonata ad un amico rimandiamo all’infinito – «lo chiamo appena torno», «anzi stasera dopo cena» e poi finisce sempre «va be’, gli mando un messaggio». Abbiamo seri problemi, è ufficiale. O quanto meno un problema di comunicazione. O forse è la comunicazione ad essere cambiata, e noi con lei. Intendiamoci, non ho nulla contro i social, che io per prima utilizzo in quantità industriali e che sicuramente per molti versi semplificano la vita e ottimizzano i tempi (scrivo la lista della spesa a mio marito su WhatsApp mentre sto camminando, e posto una foto su Instagram tra una camicia da stirare e la lavatrice da stendere). Comodo, rapido e indolore, non c’è dubbio. Ma il contatto umano? Basta una faccina che ride per dirmi realmente lo stato d’animo di chi mi risponde? Forse vorremmo che fosse così, ma in coscienza sappiamo che non è. Sappiamo che Tizio e Sempronio riducono un pensiero ad un’emoticon per le stesse ragioni per cui noi inviamo un messaggio anziché fare una telefonata.
E poi è preferibile scrivere, lo sappiamo: ti consente di esprimerti al meglio, di non essere interrotto, di correggerti se sbagli, lo dico da sempre. E va benissimo, almeno fino a quando una persona non ti manca sul serio, non ti manca “in carne ed ossa”… dice così, vero? Ne riparleremo