di Menuccia Nardi
Alcuni giorni fa, il 14 settembre, sarebbe stato il compleanno di una giovane artista, un talento puro, una voce di quelle che riconosci subito e ti entrano nell’anima.
Il 14 settembre del 1983 nasceva infatti a Londra Amy Winehouse (al secolo Amy Jade Winehouse). Talentuosa fin da piccola, mostra le sue capacità vocali già da adolescente. Nel 2003 esordisce con l’album Frank, ma la vera consacrazione arriva nel 2006 con l’album Back to black, da cui è tratta l’omonima canzone. Un capolavoro: Amy la cantano tutti, la conoscono tutti, la passano in radio. Una carriera promettente e brillante, dunque, ma anche questo purtroppo spesso non basta… La sua è una vita segnata da un dono, un grande dono, una voce bellissima, inconsueta mi viene da dire, inconfondibile e calda. Eppure l’amore per la musica non è bastato a riempirle la vita: i giornali ci raccontano di un’esistenza fatta di eccessi, tra alcol, droghe e pare disturbi alimentari.
Io non so cosa sia la dipendenza, fortunatamente non ne ho mai provata nessuna. Eppure non mi sento di giudicarla… chi di noi può sapere cosa attraversi il cuore e la mente di un essere umano nei momenti di vera tristezza… Oggi la mia riflessione è puro e semplice ricordo e ripensando a lei mi viene in mente “Il Cielo”, una poesia di Wislawa Szymborska, poetessa polacca, che nel finale recita così: «Miei segni particolari: incanto e disperazione». Credo le si addica.
Amy Winehouse muore a Londra il 23 luglio del 2011. Aveva 27 anni. Non ha fatto in tempo a compierne 28. E mi dispiace immensamente per il talento perso, certo, ma ancor di più per la giovane vita, la giovane donna, che oggi sarebbe ancora giovane. Il 14 settembre di quest’anno avrebbe compiuto 34 anni.