di Menuccia Nardi
Ricordo di aver confessato in un articolo di qualche mese fa di essere una WhatsApp dipendente. A quanti di voi capita di aprirlo anche senza dover leggere o scrivere messaggi? A me capita (sarà una malattia grave? Mi informerò). Certo anch’io sono stata infastidita dai 24.000 messaggi che arrivano quando fai parte di un gruppo (e io, neanche a dirlo, sono in diversi gruppi), ma è anche vero che dai gruppi si può uscire liberamente, o si può scegliere di disattivare la suoneria per le notifiche, e se nonostante tutto continuiamo a farne parte forse alla fine ci sta bene così.
Tra l’altro l’uso di questo fantastico strumento a breve dovrebbe semplificare ulteriormente la nostra vita, perché ho letto on line che pare sia ormai prossimo un aggiornamento che consentirà di revocare un messaggio già inviato, purché entro un determinato arco di tempo – 7 minuti, mi sembra – e a patto, ovviamente, che il destinatario non l’abbia già letto. Dunque per quanti inviano messaggi di corsa (o su una gamba sola mentre sei in metro, per esempio) e si ritrovano ad aver scritto messaggi di dubbia provenienza linguistica (a metà tra l’italiano e un dialetto sconosciuto) o sbagliano il destinatario – succede anche questo, ve lo assicuro: io in un gruppo ho scritto a mio marito che in tintoria ero già passata io! – o si pentono di avere inviato un messaggio di cui potevano fare a meno, potrebbe esserci presto una soluzione.
Naturalmente attendo che la novità sia attiva e funzionante per comprenderne bene il meccanismo, anche perché, se non ho capito male, nel caso di revoca al destinatario comparirà una dicitura che indica che il messaggio è stato cancellato. Quindi il nostro interlocutore non saprà mai cosa abbiamo scritto, ma saprà di sicuro che c’è qualcosa che non vogliamo fargli sapere! E qui si apre tutto uno scenario di possibili recriminazioni e sospetti, con il rischio per alcuni di rovinarsi quotidianamente le unghie sugli specchi. Certo, doversi giustificare è sempre meglio che doversi vergognare, ma anche questo è tutto da dimostrare. Inoltre se molti hanno l’abitudine di leggere l’anteprima del messaggio prima di entrare nel sistema rimandando a dopo una lettura più tranquilla (io lo faccio spesso ad esempio) sarà difficile poi rimangiarsi la parola. Vedremo! Il rischio di malintesi ed equivoci è dietro l’angolo, ma in fondo nella comunicazione è così da sempre, qualunque sia il mezzo utilizzato, scritto o verbale. Come scrive la scrittrice americana Cathleen Schine, «La lettera nel momento in cui la infili in una busta cambia completamente. Finisce di essere la mia e diventa la tua. Quello che volevo dire io è sparito. Resta solo quello che capisci tu».