Fino al 19 novembre proseguono gli eventi al Forte Sangallo di Nettuno (clicca sull’immagine)
31 Ottobre 2017: sono trascorsi 500 anni dalla stesura ad opera del Monaco agostiniano Martin Lutero (1483 – 1546) delle 95 Tesi (altrimenti dette “Disputa sull’efficacia delle indulgenze” per discutere la nefanda pratica delle indulgenze da parte della Chiesa romana. Questo evento, insieme alla distruzione della scomunica papale che riguardava Lutero sono i due significativi atti simbolici che dettero inizio alla Riforma protestante che segnò totalmente, non solo dal punto di vista religioso, il corso della Storia in Europa e nel Mondo. La morale protestante non si fonda su dei Precetti da rispettare ma sul sentimento di Responsabilità personale. Il Protestante è personalmente responsabile di fronte a Dio e la chiesa che è intesa non in maniera gerarchica e verticale come nel cattolicesimo ma come Comunità di credenti “orizzontale” dove ognuno è responsabile per sé e per gli altri e ne risponde direttamente a Dio e a Cristo, proprio perché non esiste una gerarchia, una intermediazione ecclesiastica o dio santi e beati intercessori , mediatori della Grazia divina. Cristo è il capo unico ed esercita il suo potere attraverso la parola della Bibbia, la sua lettura individuale e collettiva, la sua interpretazione. Ogni credente è sacerdote per se stesso, in base al principio del sacerdozio universale dei credenti, e può accedere direttamente alla Scrittura. Non ci sono particolari momenti di avvicinamento al sacro, gli stessi sacramenti sono ridotti: battesimo e comunione, intesi proprio come momenti condivisi di una comunità di credenti tutti investiti di Responsabilità. Pur appartenendo per tanti versi al Medioevo, Lutero diede impulsi decisivi nella direzione della modernità. In particolare, favorì la nascita della “civiltà del lavoro” caratteristica dell’Occidente moderno, affermando che la professione è l’ambito in cui il cristiano deve vivere la sua vocazione. Nello stesso tempo, Lutero preparò l’avvento dello Stato laico, sostenendo l’autonomia del potere civile da quello ecclesiastico, pur nella comune sottomissione al volere di Dio. “Veramente morale non è che colui che soccorre ogni vita alla quale egli può portare aiuto e si astiene di far torto ad ogni creatura che ha vita. La vita in se stessa è sacrosanta” (Albert Schweitzer, Teologo e Pastore protestante, Premio Nobel per la Pace).
Anche il Cinema è un’esperienza collettiva e condivisa e anche per questo il Convegno “500 anni dalla Riforma di Lutero” ha anche un’appendice cinematografica. L’iniziativa incrocia discipline e competenze diverse e vuole tracciare un affresco ampio e trasversale della Riforma protestante, per individuarne le connessioni e le rappresentazioni, anche inconsuete, in una prospettiva di lungo periodo. L’obiettivo è cogliere l’onda lunga del fenomeno storico, il suo significato per noi abitanti del secondo millennio. L’Istituto culturale italo-tedesco, in collaborazione con il Cineclub “La Dolce Vita”, ha selezionato tre Titoli tra i più rappresentativi per illustrare attraverso le immagini la tematica protestante e/o luterana. Il punto di partenza è stato immaginare come avrebbe utilizzato la settima arte, il Cinema, una Rivoluzione come quella luterana. La Riforma del Monaco agostiniano utilizzò la stampa, una tecnica introdotta proprio dal tedesco Johannes Gutenberg nel 1455, per stampare le 95 Tesi e diffonderle il più possibile. Cosa avrebbe fatto con il Cinema?
Innanzitutto avrebbe raccontato i perché della sua Riforma. Perciò il breve ciclo di Film parte proprio con il biografico “Luther – Genio, Ribelle, Liberatore”, del britannico Eric Till, uscito in Italia nel 2004. Martin Lutero (Joseph Fiennes), giovane studente di legge, riesce a salvarsi dopo essere scampato ad un terribile uragano e decide di entrare in monastero per prendere i voti, contro il volere di suo padre. Si mette subito in evidenza, grazie anche ai consigli del suo mentore, padre Johann von Staupitz (Bruno Ganz), e viene mandato a Roma. Una volta arrivato nella città eterna, si rende conto della corruzione che regna nell’ambiente ecclesiastico, viene a conoscenza della vendita delle ‘indulgenze’ e ne rimane sconvolto. Dopo un periodo di studi all’Università di Wittenberg diventa professore di teologia e tra i suoi sostenitori c’è il principe Federico III il Saggio di Sassonia, che ammira il suo coraggio e la sua determinazione, anche se le sue convinzioni potrebbero causare delle rotture insanabili con la Chiesa romana. Nel frattempo, Papa Leone X, figlio di Lorenzo de Medici, per erigere la nuova basilica di San Pietro, ingigantì il già prospero mercato delle indulgenze. In Germania, Johann Tetzel (Alfred Molina), “concessionario” presso il popolo tedesco di tali lasciapassare per evitare “l’eterna dannazione”, cerca di convincere le folle ad acquistare l’attestato per evitare le fiamme dell’inferno ma Lutero, infuriato, pubblica nel 1517 le 95 Tesi contro questa manipolazione da parte della Chiesa. Grazie all’invenzione della stampa fatta nel 1456 da Güttenberg, queste tesi vengono diffuse in tutta Europa. Il Papa ordina al monaco tedesco di rinnegare i suoi scritti dietro minaccia di eresia e conseguente scomunica. Ma Lutero non si lascia intimorire, va avanti con le sue idee e dà inizio allo scisma che porterà alla nascita della Riforma Protestante.
La pellicola manipola in modo estremamente abile gli eventi storici, trasformando in una grande vittoria della libertà religiosa l’affermazione del principio del cuius regio eius religio proclamato con la pace di Augusta, quando invece esso fu soprattutto un’affermazione del primato della forza della politica e delle armi su quella della fede, il primo passo verso l’indipendenza dei Principi tedeschi dall’imperatore Carlo V. Nel Film “Luther”, il riformatore ha l’aspetto giovane e affascinante dell’Attore Joseph Fiennes, quello di “Shakespeare in Love” e non assomiglia affatto al ritratto, torvo e inelegante, che fece di lui Cranach nel 1529. Appare fin dall’inizio lacerato dal senso dell’incapacità umana di superare il peccato e mosso dal desiderio di una religione basata sull’amore e sulla misericordia anziché su un’impossibile richiesta di perfezione, che sfocia spesso nella superstizione. Per le numerose persone che sanno poco o nulla dl Lutero, il film, probabilmente ricco di inesattezze storiche, è certo, dal punto di vista religioso, abbastanza convincente: come resistere alle parole infuocate di questo affascinante teologo, elegantissimo nel suo inappuntabile saio, dapprima un po’ avvilito dalla chierica, poi, una volta dichiarato eretico, vestito dl velluto come un menestrello, i capelli cresciuti, la barbetta malandrina, i baci alla ex suora Katerina von Bara? Il giovane Lutero inviato a Roma, a piedi, dai suo convento, scopre che la città è “una torbida fogna, un bordello per il clero” (frati che contrattano con meretrici) e che il clero in cambio di una moneta prometta a lui e alla folla di straccioni, monchi, zoppi, ciechi e altro che salgono in ginocchio le scalinate delle basiliche, di sottrarre il nonno o lo zio alle fiamme dell’inferno per portarlo in Paradiso. Ritornato in Sassonia, Lutero, furibondo, sia all’università dove studia, che nelle chiese, dove predica, comincia a tuonare per il ritorno alla Chiesa antica, alla parola dl Dio, alle Scritture: e scrive le famose 95 tesi che vengono stampate e diffuse. I vescovi cattolici tedeschi si preoccupano, inviati del Papa lo minacciano, ma il folto popolo miserando e sporco lo adora, anche troppo. C’è, meravigliosamente interpretato da Peter Ustinov al suo ultimo film (è morto poco dopo) Federico di Sassonia, il principe che lo protesse contro l’imperatore e il Papa: Federico è affascinato dall’intelligenza di quest’eroe dell’anima, che tuona contro il potere temporale della Chiesa cattolica e promette la salvezza non pagando un obolo ma amando il prossimo. Compie il gesto più eversivo possibile allora, traduce in tedesco il nuovo testamento affinché finalmente diventi accessibile a tutti (quelli che allora sapevano leggere). Luther si attaglia alla perfezione al cristianesimo modernizzante che traversa tutte ie confessioni. La vena antiromana che serpeggia in Germania anche in campo cattolico è una ragione in più di questa massiccia simpatia per il Lutero del film.
A seguire il Film “Il pranzo di Babette” del Regista Gabriel Axel (Martedì 14 novembre), uscito nelle sale cinematografiche italiane nel 1987, esattamente 30 anni fa. Un piccolo capolavoro di delicata grazia ambientato in un piccolo villaggio della Danimarca alla fine dell’Ottocento. Due anziane sorelle, figlie di un Pastore luterano e dedite alle opere di misericordia, accolgono come domestica in casa propria Babette, fuggita dalla Francia con l’accusa di essere una sovversiva. La Comunità religiosa locale, rigida e bigotta, la ospita e lei in cambio li ripaga con una “gustosa” sorpresa …
Infine, “Le mele di Adamo” del Regista Anders Thomas Jensen del 2006 (Giovedì 16 novembre). Il protagonista è Adam, un convinto neonazista che, appena uscito di prigione, viene assegnato per tre mesi a una comunità di recupero guidata da Ivan, un pastore protestante, un uomo profondamente buono, incapace di vedere il male. L’ambiente sereno della Chiesa non sembra intaccare, in alcun modo l’animo arido di Adam che anzi si diverte a provocare il sacerdote. La mela mangiata da Adamo è il simbolo del nostro libero arbitrio, la nostra possibilità di scegliere deliberatamente il bene o il male, come fanno Adam e Ivan. La loro scelta è forte e radicata, in particolare Ivan non accetta il male, lo rimuove sistematicamente. Adam è profondamente irritato da questo uomo così ciecamente buono e ottusamente altruista …