di Menuccia Nardi
Curiosando come faccio di solito, ho scoperto che è prossimo il compleanno di una celebrità. In realtà potremmo parlare più esattamente di un compleanno collettivo, perché il 19 aprile del 1987 usciva per la prima volta sugli schermi americani un corto della sitcom animata creata dal fumettista statunitense Matt Groening: i Simpson.
Quanti non l’hanno mai vista? Credo in pochi. Ammetto di non essere appassionata del genere, eppure è capitato anche a me di vederla, e pur avendo inizialmente protestato con il resto della famiglia reclamando diritti sul telecomando (a casa mia quando si tratta di Tv sono sempre in minoranza, praticamente io contro tutti!), sono poi finita a guardarne anch’io alcuni episodi e a riderci su armata di patatine… Perché alla fine la famiglia tutta gialla composta da Homer, Marge, Bart, Lisa e Maggie te la strappa sempre una risata, a volte anche amara, e probabilmente nella sua capacità di mostrare senza filtri anche gli aspetti negativi dei rapporti familiari (e più in generale di quelli interpersonali) sta una delle ragioni della sua longevità: non è la famigliola modello che vive felice e si riunisce intorno al tavolo a fare merenda e lui, Homer Simpson, il capofamiglia, non è assolutamente né un uomo perfetto, né un marito perfetto, né un padre perfetto. Dirò di più, a Springfield (è qui che vivono i nostri personaggi) va in onda la varietà più varia dei più comuni difetti umani e nella costante parodia del nostro tempo va in scena un quadro più che mai realistico di tutte le increspature e le contraddizioni della vita moderna.
Questo, insieme ovviamente alla creatività dei suoi ideatori e alla comicità dei dialoghi, credo abbia contribuito a rendere la serie dei Simpson un vero e proprio fenomeno, non solo mediatico, ma culturale, un’espressione riconosciuta e riconoscibile degli ultimi 30 anni.