È passato più di un anno dall’uscita della seconda stagione della serie tv American Crime Story, dedicata al noto stilista italiano e intitolata “The Assassination of Gianni Versace”. Attualmente disponibile su Netflix e andato originariamente in onda sul canale Fox Crime, un prodotto che condensa in nove episodi tutti i punti focali della vicenda relativa all’omicidio di Versace. Ma come capita per tutte le serie relative ai grandi personaggi, è stata in grado di generare non solo grandi consensi, ma anche diverse polemiche fra spettatori e critica. Ma quali sono stati i motivi che hanno portato a così tanto amore e contestazione?
Un omicidio risolto troppo in fretta
Ancora oggi, a oltre 20 anni di distanza, si fa un gran parlare dell’omicidio di Gianni Versace: un evento che ha scosso molte persone, non solo per via dell’amore nei confronti di questo artista, ma anche per come si è svolta la vicenda. Una vicenda che ancora oggi mostra più di un punto interrogativo: da un lato è certo che l’omicidio sia stato compiuto dal tossicodipendente Andrew Cunanan, ma dall’altro il movente è ancora oggi avvolto nel mistero. La serie tv è riuscita a rendere giustizia al personaggio e alla vicenda? Non proprio: è recitata da grandi attori e vanta ottimi voti in termini di regia e sceneggiatura, ma mostra anche numerose e insuperabili zone d’ombra. Questo per via del fatto che si focalizza soprattutto sulla mente di un killer contorto come Cunanan, senza però approfondire il personaggio di Versace. Ciò spiega anche le forti critiche ricevute dall’opera, soprattutto da parte della famiglia Versace: il prodotto non solo è stato realizzato senza il loro coinvolgimento, ma mostra anche parecchie inesattezze. Al punto da venir giudicato, quanto meno da parte della famiglia, nient’altro che una “mera finzione”.
Lo stilista che ha segnato la storia della moda italiana
Anche se si parla di una serie crime molto interessante, soprattutto per gli amanti della psicologia, The Assassination of Gianni Versace è un prodotto che – in sostanza – non parla dello stilista. È un vero peccato, considerando che Gianni rappresenta la storia della moda italiana, come fra l’altro dimostrato dal successo di modelli come le iconiche borse Versace, universalmente desiderate e vendute da qualsiasi store che voglia davvero poter affermare di occuparsi di moda made in Italy. La genesi e la crescita di questo marchio lo testimonia: Versace fondò l’azienda nel 1978, dopo aver vissuto la moda in ogni anno della sua vita, sin dalla prima giovinezza. Rappresentò una boccata d’aria fresca per il mondo del fashion italiano e mondiale, aggiungendo la sua creatività a base di elementi gotici e di colori, uniti alla classicità e alla sensualità delle collezioni. Da lì in poi è un continuo crescendo, con il marchio Versace che si impone alle attenzioni di tutto il mondo.
Infine, nel 1997 la tragedia: Gianni viene assassinato nella sua villa a Miami, e la sorella Donatella prende le redini dell’azienda, portandola verso una nuova era e, infine, alla controversa vendita a Michael Kors avvenuta nel settembre dello scorso anno.