“Gigolò per caso”

di Federico Caporali

Molti inseguono la fama, molti il potere, molti altri sognano una vita tranquilla alle pendici di un qualche sconosciuto monte. Alcuni si arrendono e si lasciano sopraffare dagli eventi, molti altri reagiscono e danno corda a quello che ultimamente ha preso molto spazio nell’immaginario e nella realizzazione comune: il reinventarsi. I protagonisti del film che mi appresto a presentarvi sono due. Uno di mezza età, l’altro un po’ più vecchio. Il giovane, chiamiamolo così, lavora part-time per un negozio di fiori e spende le sue ore a creare bellissime composizioni; l’altro, l’anzianotto, è vittima delle recessione e dopo aver amministrato con discreto successo il negozio di libri antichi appartenuto alla sua famiglia è costretto a chiuderlo per mancanza di “veri intellettuali“. I due sono amici, anzi, di più. Il più grande ha addirittura visto crescere il più giovane. Non essendosi mai persi di vista si conoscono molto bene ed è il classico tipo di rapporto amicale dove non servono le parole per capire che cosa si ha nella testa: basta un braccio alzato in uno specifico modo oppure uno sguardo diretto in una determinata direzione. “E’ buffo perché quando sei amico di una persona da tempo capita di sviluppare una sintesi stenografica, un filo diretto nella comunicazione, cioè ci si intende l’un l’altro“. Insomma, i nostri due eroi dei tempi moderni sono Fioravante (John Turturro) e Murray (Woody Allen) e il film in questione è a colori, ha la durata di 98 minuti,  distribuito dalla Lucky Red, prodotto da Scott Ferguson e diretto dallo stesso Turturro. Sto parlando di “Gigolò per caso“. Adesso non che la trama non sia importante, ma si potrebbe sintetizzarla in modo molto rapido. Cerchiamo di allungare un po’ il brodo per dare modo anche alla vecchia ciabatta che scrive di divertirsi un po’. Dunque: ci troviamo a New York, credo a Manhattan, anche se parte del film è girato a Brooklyn; insomma, lì, in quella parte che molti definiscono il centro del mondo. Nella scena di apertura ci troviamo nella libreria del Sig. Murray, che, assieme a Fioravante sta impacchettando il tutto per prepararsi alla grande chiusura. Murray è un tipo vispo, verboso e terribilmente agitato (chissà poi perché) mentre l’altro è belloccio, posato e un tantino sognatore. Murray, come suo solito straparla di cose più o meno alla rinfusa ma tutte con un loro capo ed una loro coda. Molti lo definirebbero “uno psicotico di arrendevole successo”.

John Turturro e Vanessa Paradis

Insomma, fatto sta che parlando parlando (parlando) si arriva alla questione “pratica“: Murray racconta a Fioravante che la sua dermatologa, la dottoressa Parker (Sharon Stone) qualche giorno prima gli ha chiesto se conosceva qualcuno disposto a fare un “menage a troix” assieme alla sua migliore amica Selina (Sophia Vergara). Naturalmente pagando in modo molto profumato. E così ha inizio la storia. Murray convince Fioravante ha improvvisarsi Gigolo per il “bene” della sua Dottoressa e delle sue tasche. Visto e considerato  che i feedback sembrano essere piuttosto positivi i due mettono in piedi una bella squadra di lavoro dandosi persino dei soprannomi artistici. E si dia il via alle danze: Fioravante diventa l’uomo di tutte e che tutte vorrebbero avere come proprio “fidanzato“.

John Turturro

Ovviamente qualcosa non andrà per il verso giusto, quel piccolo particolare che prende il nome di  “amore” farà all’improvviso il suo ingresso trionfale sconvolgendo i piani iniziali del pornografico duo e che sarà incarnato dalla bella vedova ebrea Abigal (Vanessa Paradis) per la quale Fioravante perderà un pochino di “concentrazione“.  Il film scorre tranquillo e gli attori sembrano essersi molto divertiti durante le riprese, proprio come fossero una grande famiglia radunata attorno al pranzo domenicale. Un grande cast che sinceramente avrebbe potuto ambire ad un lavoro leggermente più complesso e privo di grandi stacchi di cosce. In parole povere “Fading Gigolo’” avrebbe potuto essere un film carino e con delle grosse potenzialità, purtroppo l’influenza di troppe direzioni, per quanto mi riguarda, ha fatto sì che il centro si perdesse facendo risultare il lavoro di Turturro decisamente criticabile. Dopo “Romance&Sigarettes” un minimo di aspettativa ce l’aveva creata. Spezziamo però una lancia in favore della sceneggiatura, che, ben costruita e con dei momenti davvero molto piacevoli, risulta scorrevole e degna di una mente arguta. Proprio prendendola in prestito si potrebbe “sintetizzare” l’articolo (e il  film)  con questo suo estratto: “Io ho una teoria: a volte non capire che cosa sta dicendo l’altra persona può rivelarsi un importante vantaggio”. Andate a vedere questo film con lo spirito giusto poiché è  una storia che al suo interno custodisce, alla fin fine, quella sensibilità, quella dolcezza e quella determinazione che di natura appartengono al genere umano.