Quanto accaduto nel vicino comune di Colleferro sconcerta tutta la nostra comunità e ci addolora profondamente. La morte del giovane Willy Monteiro Duarte di soli ventuno anni, non deve lasciare nessuno indifferente e non può non generare una profonda riflessione critica in chi riveste incarichi pubblici. Stando alle notizie diffuse, il giovane sarebbe stato ucciso di botte soltanto per essersi trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato. Ma in uno stato civile non dovrebbero esistere posti sbagliati o momenti sbagliati. La sorte di Willy sarebbe potuta essere quella di un nostro amico, di un nostro fratello o di un nostro figlio. La sorte di Willy è quella di tanti ragazzi vittime della rabbia cieca del branco. Non possiamo dimenticare quanto accaduto solo pochi mesi fa al Borgo di Nettuno e altre volte in passato. Tutti sappiamo che esistono sacche di violenza latenti che aspettano solo circostanze casuali per sprigionarsi. Basta il colore della pelle, una qualsiasi altra diversità o semplicemente il coraggio di sedare una lite, per aumentare i rischi di un massacro. La barbarie è presente nella nostra società e ha i tratti distintivi dell’incultura, dell’affermazione della forza sulla intelligenza, della aspirazione a modelli patologici di potenza. A tutto questo va data una risposta concreta, fatta di controlli (che attualmente sono carenti), di pene severe, ma soprattutto di cultura e di integrazione. È risaputo che tutti questi fenomeni germinano dove lo Stato fallisce, dove non attecchisce il valore della diversità e della persona, dove la scuola non ha la forza di affascinare. Non possiamo permettere che esistano contesti in cui gli istinti prevalgono sulla razionalità in modo schiacciante e dove l’influenza della civiltà non è pervasiva. Lasciano sgomenti le dichiarazione di alcuni parenti di indagati sul fatto che Willy fosse solo un extra-comunitario. In una sola frase è presente tutto l’orrore di un secolo di stragi.
Se in Italia esiste ancora questo genere di analfabetismo etico, c’è ancora tantissimo da fare e spetta alla politica garantire la tenuta sociale intorno a valori umani e condivisi. Dove una volta, anche nella più sperduta provincia, i vecchi valori o la contestazione di quei valori, riempivano di senso l’esistenza dei giovani, oggi è rimasto in molti casi un deserto terrificante senza opportunità, in cui l’impotenza diventa odio.
A prescindere dai singoli responsabili che dovranno essere accertati con un processo, non siamo d’accordo con chi crede che questo omicidio non abbia nessuna connotazione ideologica e liquida tutto a fatto individuale. Certamente questo delitto non ha un “movente politico”, ma ha dietro un sistema di pensiero molto chiaro che va azzerato. Quel sistema di pensiero per cui chi studia è élite da abbattere, chi si impegna onestamente è un illuso, chi non picchia è un debole da piegare. In questa storia, Willy ha perso la cosa più preziosa, la vita, ma tutta la comunità civile perde una speranza di umanità e di progresso.
Chiediamo al Sindaco di Nettuno di far disporre le bandiere a mezz’asta il giorno del funerale come proposto dall’Anci e di intitolare i giardini del presidio “a Willy e a tutte le vittime della violenza e dell’incultura”. Chiediamo inoltre di mettere celermente in atto un’iniziativa articolata con le scuole del territorio che preveda una riflessione sul tema, magari un concorso collegato a una borsa di studio. In parallelo caldeggiamo l’istituzione di centri di ascolto e monitoraggio della violenza in tutte le scuole del territorio. La politica reagisca!
Il Patto per Nettuno