Il nostro territorio è in un punto di non ritorno, quello che sta accadendo, giorno dopo giorno, sta trascinando Nettuno ed Anzio nel baratro dell’insicurezza e dell’assenza di futuro. Una catena ininterrotta di risse tra ragazzi, di attentati incendiari, di piazze di spaccio, che quotidianamente colpiscono a morte due città che avrebbero la vocazione turistica nel proprio DNA e che invece sono state abbandonate al loro destino dalle istituzioni. Non sono serviti nemmeno gli scioglimenti per infiltrazioni mafiose per convincere Piantedosi a rafforzare la pianta organica delle forze dell’ordine del territorio. Un personale sempre più anziano, senza ricambio, che non ha a disposizione nemmeno i mezzi sufficienti per coprire un territorio vasto come quello di Anzio e Nettuno. I nostri concittadini non percepiscono la presenza dello Stato semplicemente perché lo Stato ha abdicato e ci ha abbandonati. In una situazione come questa, tutte le forze sociali e politiche dovrebbero unirsi con l’unico obiettivo di tutelare il territorio, eppure questo non accade. I politici di destra di Anzio e Nettuno hanno subito una strana mutazione genetica ed hanno sviluppato le branchie per sopravvivere sotto il pelo dell’acqua, in attesa delle prossime elezioni, prima delle quali riemergeranno in massa. Hanno deciso nel frattempo di acquattarsi sui fondali marini, come le tracine, infischiandosene di quello che sta accadendo ai loro concittadini ed alle loro città. Il loro ministro, nonché ex prefetto, pur conoscendo benissimo il rischio che Anzio e Nettuno stanno correndo di fare la fine che ha fatto Ostia, in mano alla malavita organizzata, fa finta di nulla, ostentando il suo broncio inespressivo d’ordinanza. E i suoi sodali politici, consiglieri regionali del territorio compresi, se ne fregano (perifrasi adatta alla loro ideologia) e parlano di altro, quando e se parlano. Sappia comunque il ministro Piantedosi, e tutti coloro che oggi stanno abbandonando le nostre città, che avranno le responsabilità morali del futuro dei nostri figli, che oggi purtroppo non riusciamo più a vedere, perché avvolto da una sempre più fitta foschia.
Roberto Alicandri