Dopo 25 anni di false promesse e di campagne elettorali costruite dal centro destra sull’illusione del megaporto, il Tribunale di Velletri mette la parola fine alla drammatica esperienza della capo d’Anzio spa, società partecipata dal comune di Anzio per il 61%. Il 4 luglio i Giudici del Tribunale, dopo aver esaminato la richiesta dell’ex socio privato Marconi, rilevano che “i soli ricavi della gestione del porto turistico e degli altri servizi non consentono di pagare con regolarità i propri fornitori”. La società che doveva realizzare il megaporto non solo non ha messo una pietra e ha anzi lasciato il Porto in condizioni pietose al limite della navigabilità, ma ha accumulato negli anni circa 3 milioni e mezzo di debiti. Tra i creditori ci sono i fornitori, l’erario, la Regione Lazio e il comune stesso, che ha dato alla società circa 800 mila euro senza averli indietro.
In questa vicenda la destra che ha governato negli ultimi 25 anni ha sbagliato tutto: un progetto faraonico e finanziariamente insostenibile; una concessione demaniale presa, in accordo con la Giunta Polverini, nel pieno di una crisi economico-finanziaria globale; la scelta di un socio privato predatorio che ha fatto ostruzionismo per poi chiedere il conto e infine, la collusione con la criminalità organizzata, che ha impedito alla società pubblica di avere ricavi dai parcheggi per Ponza per fare un favore alle cooperative legate alla camorra.
La Sentenza del Tribunale è emblematica della modalità di gestione della cosa pubblica della destra: in un passaggio si legge infatti: “gli investimenti effettuati nel 2022 in assenza di finanziamento da parte del sistema bancario e da parte del Comune, sono stati finanziato con la postergazione dei pagamenti dei fornitori e di altri debiti che si sono riversati nella gestione 2023/2024”.
Accumulazione di debiti senza alcuna idea di futuro, la quintessenza della classe politica della destra anziate che ci ha lasciato anche in questo caso solo macerie.
Alternativa per Anzio