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La trasparenza ed il conflitto di interessi nella Pubblica Amministrazione

 

Riceviamo e pubblichiamo

La trasparenza e la corretta gestione del conflitto di interessi sono oggi la vera cartina di tornasole della credibilità della Pubblica Amministrazione italiana. Quando queste due dimensioni vengono tradite, il rischio non è solo la corruzione, ma l’erosione silenziosa della fiducia dei cittadini nelle Istituzioni.

La pretesa di imparzialità

Alla base del rapporto tra cittadini ed Amministrazione c’è una promessa semplice: le decisioni pubbliche devono essere prese “per tutti” e non “per qualcuno”. Questo principio discende dall’articolo 97 della Costituzione, che impone alla P.A. di agire con imparzialità e buon andamento, escludendo favoritismi e discriminazioni indebite. Proprio in nome di tale imparzialità il legislatore ha imposto regole specifiche per prevenire situazioni in cui l’interesse privato del funzionario possa contaminare l’interesse pubblico affidato alle sue decisioni.

Che cosa è il conflitto di interessi

Nel linguaggio giuridico, il conflitto di interessi non coincide necessariamente con un reato, né presuppone che una tangente sia già passata di mano. Si configura già quando il pubblico funzionario si trova in una situazione in cui un proprio interesse personale, anche solo potenziale, è in contrasto con l’interesse pubblico che deve tutelare. In questi casi il rischio è che la scelta amministrativa venga deviata, anche solo in parte, per favorire un soggetto o un ambito a cui il funzionario è legato da rapporti economici, familiari o professionali.

L’obbligo di astensione e le sue difficoltà

Il cuore operativo della disciplina è l’obbligo di astensione: chi è responsabile di un procedimento, o comunque chiamato a esprimere valutazioni o pareri, deve farsi da parte quando è in conflitto di interessi, segnalando la situazione all’ente. Questa regola, oggi espressamente prevista dalla legge sul procedimento amministrativo, dovrebbe funzionare come un freno automatico alla tentazione di “usare” l’ufficio per fini personali, ma nella pratica si scontra spesso con culture organizzative tolleranti e con la difficoltà di definire i confini tra conflitto reale, potenziale o solo apparente.

La frontiera della prevenzione

Negli ultimi anni piani nazionali anticorruzione, codici di comportamento e linee guida hanno iniziato a trattare il conflitto di interessi non più come incidente episodico, ma come fattore strutturale di rischio nella gestione delle risorse pubbliche. In questo quadro, la prevenzione passa per tre direttrici: formazione dei dipendenti, tracciabilità delle decisioni e controlli interni indipendenti, in grado di intervenire prima che una situazione opaca si trasformi in abuso di funzione o corruzione. Resta però aperta una domanda politica e culturale: senza una domanda forte di integrità da parte dei cittadini, dei media e della stessa classe dirigente, anche le norme più avanzate rischiano di restare lettera morta.

Nella città di Anzio procede tutto secondo norme o in qualche assessorato vige una pittoresca interpretazione del T.U.E.L. in tema di conflitto d’interessi?

Eduardo Saturno

Fonti: fondazioneifel; ildirittoamministrativo.it; luigifadda.it; anticorruzione.it; politichesanitarie.it; comunetrieste.it;

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Claudio Pelagallo
Claudio Pelagallohttp://www.inliberauscita.it
Giornalista pubblicista, iscritto all'albo Nazionale dal 1991. Ordine Regionale del Lazio. Ha collaborato come corrispondente con diverse testate: Il Messaggero, Il Tempo, Il Corriere dello Sport, La Gazzetta di Parma. Direttore responsabile Inliberauscita

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