di Eduardo Saturno
Le esperienze dell’attuale crisi economica ci inducono a formulare alcune tesi su cui riflettere, come quelle sull’economia di mercato pura e precisamente per coloro che spesso si dichiarano a favore dell’economia di mercato pura e per coloro che spesso si dichiarano a favore dell’economia sociale di mercato solo per ragioni propagandistiche, ma di fatto si discostano sovente dalla sua concezione.
[sg_popup id=”106217″ event=”inherit”][/sg_popup]A lungo andare lo Stato non può spendere più di quello che i suoi cittadini possono e sono disposti a pagare con le tasse; una pressione fiscale eccessiva, come quella attuale, porta al lavoro nero ed all’evasione massiccia; se gli interessi a carico dello stato sono superiori al sopravanzo delle entrate derivanti dalla crescita economica, un suo nuovo indebitamento è inevitabile già solo per il pagamento degli interessi. Ma il continuo rinnovo del debito porta alla rovina delle finanze pubbliche ed infine, di fatto, alla bancarotta (vedi Grecia); lo Stato gonfiato va ridimensionato ed un’amministrazione pubblica lenta e dispendiosa come attualmente è la nostra deve essere snellita con operazioni che oggi tutt’al più contestano i burocrati incalliti o i marxisti tradizionalisti.
Lo Stato sociale è diventato per molti un mostro burocratico privo di trasparenza; lo Stato si deve concentrare sul portare a termine i suoi compiti principali e controllare se ha a disposizione il budget necessario per farlo; a lungo andare nessuno può rifiutarsi di comprendere che un posto di lavoro non può costare più dell’utile che realizza; una macchina ridistributiva che uccide l’efficienza e premia la pigrizia nell’era della globalizzazione non è assolutamente uno strumento adatto ad una riforma strutturale fondamentale; risulta evidente che chi lavora deve guadagnare di più di chi non lo fa; non è aumentando le prestazioni sociali nei confronti dei cittadini che si garantisce un tenore di vita migliore nel long term, ma con una crescita economica adeguata, più posti di lavoro ed un incremento del reddito reale.
Oggi, in economia si parla molto della realizzazione di “cinque I “: idee, impulsi, innovazioni, iniziative ed investimenti. Ma di sicuro non basta intendere con questi concetti il contenimento della spesa pubblica, l’accelerazione delle procedure, l’aumento dell’efficienza nell’assolvere i compiti, una politica di tassazione delle imprese che favorisca la concorrenza, la riduzione dei costi salariali e l’abolizione dei divieti sulle nuove tecnologie. I politici ed i manager, nelle loro proposte e nei loro propositi di riforma, potrebbero forse aver tenuto poco conto del fatto che una simile ristrutturazione dello Stato sociale non può prescindere dalla dimensione etica: se a lungo andare è impossibile per lo Stato provvedere a tutti i bisogni umani dalla culla alla bara, allora i singoli individui devono limitarsi.
Perchè ciò avvenga lo Stato deve stabilire e far rispettare una serie di regole, ma ciò dipende naturalmente dal consenso e dalla collaborazione dei cittadini: limitarsi, rinunciare più o meno volontariamente a qualcosa, praticare la solidarietà sono atteggiamenti che riguardano eminentemente l’etica; se questa autolimitazione, che deve includere anche l’uso sensato ed ecologico delle risorse naturali, nasca da motivazioni esclusivamente politiche, puramente umanistiche o abbia un fondamento religioso, ha un’importanza relativa.
Certamente le filosofie e le religioni, che hanno nel loro programma non solo l’autorealizzazione ed il soddisfacimento dei propri bisogni ed interessi, ma anche la responsabilità verso gli altri e la modestia, saranno capaci di fornire maggiori motivazioni. L’autolimitazione e la solidarietà tuttavia non si possono pretendere solo da una parte della popolazione, e possibilmente dalla piu’ debole. In un modo o nell’altro sono richiesti a tutti: lavoratori e datori di lavoro, governati e governanti. In primis, tuttavia, costituiscono un dovere per coloro i quali hanno un maggior margine d’azione e possono pertanto essere d’esempio col loro comportamento. Se a violare in modo scandaloso le norme etiche sono proprio i dirigenti ed i personaggi di spicco del mondo politico ed economico, per esempio usufruendo di privilegi esagerati o di bonus esorbitanti, ciò può ripercuotersi negativamente sull’intera sistema economico e politico.