In questi giorni la politica nettunese, anzi diciamo le cose come stanno, una parte della politica locale, residuale e con pochi argomenti, ma molto felice quando appare in foto sui giornali, ha scoperto un nuovo sport, ovvero quello di attaccare la stampa. E in poco tempo questo sport sta prendendo piede in modo trasversale. C’è chi in consiglio comunale attacca il direttore di un giornale (Il Granchio), in un luogo ove quest’ultimo non ha possibilità di difendersi e dire la sua, con l’assurda motivazione che un articolo avrebbe in qualche modo fatto intendere alcune responsabilità politiche. Chi il giorno dopo si lamenta con un’altra giornalista (Il Clandestino) perché gli interventi che fa non assurgono agli onori della carta stampata, non accorgendosi, purtroppo per lui, che le sue argomentazioni risultano talmente confuse e precarie che onestamente è difficile capirne il senso ed anzi, forse, il fatto che non vengano lette da nessuno sia in realtà una cosa a suo favore.
Insomma purtroppo nella nostra città alcuni “pseudopolitici” vorrebbero imporre alla stampa di essere semplicemente un megafono dei propri comunicati auspicando che i giornalisti tralascino completamente il proprio senso critico o semplicemente che accantonino la propria prerogativa di scegliere e di valutare cosa è realmente interessante e cosa invece sia banale e insulso.
A quanto pare si dimentica, anche se a nostro avviso in realtà qualcuno non ne sia proprio a conoscenza, che la Costituzione italiana nell’art. 21 tutela, come diritto fondamentale, la libertà di stampa, garantendo la sua indipendenza ed impedendone le censure. Chi fa politica, e lo fa con l’unico interesse della comunità e con senso dello Stato e delle Istituzioni, non deve e non può aver paura della stampa libera e soprattutto deve avere l’umiltà e l’onestà intellettuale di mettersi in discussione quando riceve una critica dai giornali o semplicemente non vi appare, perché come ci siamo trovati a dire spesso negli ultimi tempi nessuno può ritenere di avere il Verbo e la Verità in tasca.
Roberto Alicandri
Antonio Taurelli
Marco Federici
Waldemaro C. Marchiafava