Due righe per spiegare il senso di questa rubrica. Mi piaceva l’idea di intraprendere un percorso di approfondimento storico e letterario partendo dai nomi delle vie dei comuni di Anzio e Nettuno. In fondo per saperne di più basta soltanto essere curiosi e sfruttare letteralmente gli stimoli che abbiamo “sotto casa”.
“Buongiorno a tutti!
Quest’oggi siamo ad Anzio … Largo Somalia, una piazza che incrocia Via Roma, tra la Chiesa di Santa Teresa e quella del Sacro Cuore.
Ho scelto la data del 2 Ottobre perché il 2 Ottobre 1869 il governo italiano stipulò un trattato segreto per acquisire territori sulle coste africane, in favore del processo di colonizzazione. Certo pecco di “occidentalizzazione” se per parlare di un paese scelgo la data in cui questo paese ha iniziato ad essere sottomesso, sfruttato e umiliato dal mio. Mi verrebbe da parafrasare Gorgia quando disse che l’uomo è la misura di tutte le cose, di quelle che sono in quanto sono e di quelle che non sono in quanto non sono, e aggiungerei che l’uomo europeo è la misura di tutte le cose, di quelle che sono in quanto …
La storia dell’Italia e quella della Somalia, o meglio del continente africano in generale, si incrociano in quel clima di esasperato nazionalismo di fine Ottocento. I paesi europei sono in gara fra loro per occupare territori extranazionali, la conquista è la prova tangente della forza. Ed eccolo là il giardino di casa, al di là del Mediterraneo, quello che poi sarà chiamato “il posto al sole”, basta solo allungare la mano. I primi tentativi di acquisire veri e propri possedimenti coloniali risalgono ai tempi della Sinistra di Agostino Depretis e di Francesco Crispi: l’occupazione del porto di Massaua e della baia di Assab sono il primo nucleo di quella che sarà la Colonia eritrea. Ma nel giro di poco si crea confusione, tutti vogliono una fetta di questa torta e urge mettersi d’accordo. Nel 1884, alla Conferenza di Berlino si decide della spartizione dell’Africa: la Somalia è contesa tra la Gran Bretagna, la Francia e ovviamente l’Italia. E difatti si creeranno il Somaliland o Somalia Britannica, la Somalia Italiana e quella Francese. Nel 1892 l’Italia ottiene come concessione dal sultano di Zanzibar alcuni territori, tra cui la città di Mogadiscio. In tutto il territorio gli italo-somali sono quasi il 50% del totale della popolazione. Per avere un’idea più concreta dell’entità, basti pensare che, secondo le più recenti statistiche Istat (2011), sul territorio italiano, la presenza straniera è pari al 7,5%. E tanto per insistere, la percentuale di stranieri provenienti dalla Romania, dai quali a quanto pare gli italiani si sentono invasi e minacciati, è di 1/5 rispetto al totale. Ma riprendiamo il discorso. L’espansione italiana avanza, si succedono anni di guerre, di vittorie e di sconfitte, fino a quando Mussolini non decreta la fondazione dell’Impero dell’ AOI (Africa Orientale Italiana), che comprende Somalia, Eritrea ed Abissinia. È il 1936. La sottomissione dei somali si protrae fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale, quando le Nazioni Unite affidano il compito all’Italia di preparare la Somalia all’indipendenza, attraverso un’amministrazione fiduciaria, il 1 gennaio 1950. L’effettiva indipendenza però è raggiunta solo 10 anni dopo, quando la Somalia Italiana e il Somaliland si uniscono nell’attuale Repubblica di Somalia. Da allora la Somalia non ha conosciuto neanche un momento di pace: nel 1969 il colpo di stato militare del generale Siad Barre, con annessa guerra civile, la secessione del Somaliland, i Signori della guerra, Al-Qā’ida, la guerra con l’Etiopia e governi di tansizione vari ed eventuali. Insomma, quando si parla di mal d’africa si immaginano foreste immense, animali fieri e tramonti indimenticabili, ma la verità è che il mal d’africa è una ferita sempre aperta, che non fa mai in tempo a rimarginarsi, acuita da una situazione politica perennemente instabile. Ora a capo del paese c’è una costola dei fratelli mussulmani, che paradossalmente sembrano essere il male minore. Alla luce delle responsabilità europee, potremmo iniziare a provare meno compassione e più sensi di colpa.
Per quanto mi riguarda, il mio incontro con la Somalia è avvenuto durante gli anni dell’università. Alla fiera del libro di Roma ho conosciuto Garane Garane, discendente di una stirpe reale di Mogadiscio, che presentava il suo libro “Il latte è buono”, definito primo romanzo della decolonizzazione. È la storia della Somalia in tre generazioni: Shaklan, una regina capo-clan figlia dell’Iman Omar che assiste alla dissoluzione della tribù degli Ajuran; suo figlio che diventa sindaco in una Mogadiscio che si sta italianizzando e suo nipote Gashan, nato e cresciuto come un italiano in Africa, divenuto poi un africano in Italia, ma che proprio in quanto “ibrido” può guidare la Somalia verso un destino di pace.”