Presa visione delle comunicazioni pubbliche ad opera dei Comuni di Anzio e Nettuno, sentiamo di rispondere per punti:
La prima questione che poniamo in evidenza è che molte famiglie sono state avvertite da noi operatrici, che le salutavamo per l’interruzione appresa, e non tempestivamente dai Comuni, tanto che sapevano esclusivamente per via nostra che non si sarebbe svolto il servizio. Oltretutto non è stata fornita alcuna valida alternativa per quanto riguarda il servizio di trasporto dai domicili agli incontri protetti o alle terapie che si rendevano fondamentali con il nostro intervento.
La seconda questione che ci preme porre è che noi lavorando su utenti minorenni abbiamo dei contratti part-time obbligati che rendono impossibile il recupero delle ore nelle ore pomeridiane che sono quelle in cui i minori sono disponibili al servizio.
La terza e non minore per importanza, ma certamente più tecnica, è la questione del setting educativo. Noi lavoriamo con lo strumento della relazione, che curiamo nei dettagli perché è riparativa e cura ferite emotive e schemi relazionali difficoltosi. Ritmi, tempi ed elaborazioni delle separazioni, delle interruzioni, devono essere presi in considerazione prima di interrompere e avvertire in maniera rapida e raffazzonata queste famiglie. Sindromi abbandoniche, ideazione paranoide e caos emotivo sono dietro l’angolo quando si fanno bruschi movimenti di allontanamento nella relazione educativa che noi costruiamo.
Preghiamo di avere maggiore attenzione e fornire risposte.
Le operatrici ADE