“È una cosa a metà tra lo struggimento continuo e un terrore improvviso, disse.
Come un pomeriggio di pioggia con il sole che splende o il ronzio misterioso di una strada deserta di notte. La Costante, lo chiamava.”
Iggy ha dato fuoco a una chiesa uccidendo venticinque persone, ora è nel braccio della morte in attesa che arrivi il suo ultimo pasto e la sua ultima frase da poter dire.
L’ultima cosa bella sulla faccia della terra, di Michael Bible, edito da Adelphi è un libro che narra il dolore, un dolore soffuso che tra le pagine chiameranno “La Costante”, i paesaggi e tutti i personaggi sono descritti con tonalità fosche, grigie, dai tratti problematici e il tempo è il vero protagonista.
Iggy voleva “solo” ribellarsi alla società, voleva ammazzarsi ma alla fine per un gioco della sorte, lui rimane in vita, come a dover lentamente pagare la sua condanna che viene scandita dalle foglie dell’albero che mutano davanti la sua cella.
Tutto sembra essere privo di futuro, tutto ci conduce al compimento estremo della vita, tutte le persone coinvolte provano ad attaccarsi all’amore di chi hanno accanto, ma se tutto intorno è respingente difficilmente l’amore attecchisce.
Sarà difficile affezionarsi ad Iggy, perché con difficoltà accogliamo qualcuno incapace di trovare elementi costruttivi, ma chiuso il libro rimarrà l’amaro di essere stati come tutti gli altri.