Martedì 9 aprile si è svolto nell’Aula Magna del Chris Cappell College di Anzio l’incontro “Giacomo Leopardi tra classicismo e modernità”, al quale hanno partecipato Andrea Marcellino, docente di Storia e Filosofia presso il Liceo Chris Cappell, e Franco D’Intino, docente di Letteratura italiana all’Università “La Sapienza” di Roma, e Direttore del Laboratorio Leopardi, istituito presso la Scuola Superiore di Studi Avanzati della Sapienza. L’incontro, introdotto dalla Preside Daniela Pittiglio, e rivolto alle quarte e alle quinte del Liceo, si è svolto in forma di conversazione sui grandi temi che sono al centro dell’opera leopardiana, e sui modi in cui questo grande autore viene percepito dai ragazzi e insegnato nelle scuole.
Si è parlato del rapporto di Leopardi con gli scrittori e i filosofi classici, e in particolare con Platone, che fu fonte di ispirazione ma anche oggetto di una serrata indagine critica da parte del poeta. Si è parlato delle categorie attraverso le quali Leopardi viene di norma interpretato, per esempio il “pessimismo”, concetto che però non rende giustizia alla sua vitalità e alla sua capacità di comprendere il mondo, e alla sua capacità di combattere coraggiosamente per affermare le proprie idee. Gli studenti hanno partecipato attivamente alla discussione ponendo domande, e chiedendo, soprattutto, se molti atteggiamenti di Leopardi potessero essere interpretati come sintomi di quello che oggi chiameremmo “depressione”, ma che più correttamente si dovrebbe definire, in termini storici adatti alla cultura ottocentesca, come “malinconia”.
Nel corso dell’incontro sono emersi sia la necessità di abbandonare luoghi comuni critici, sia il desiderio di leggere l’opera leopardiana in tutte le sue sfaccettature, e anche contraddizioni, perché solo così può emergere la grandezza di un pensiero capace di precorrere i tempi, per esempio ove Leopardi anticipa, in una delle Operette morali, l’avvento dell’“età delle macchine”. Proprio la capacità leopardiana di spaziare senza limiti e di superare i convenzionali steccati disciplinari, e la visione lungimirante del futuro che ne deriva, hanno colpito Christian Cappelluti, il quale, come ha ricordato nel suo intervento di chiusura Adriana Cappelluti, ha scoperto lo Zibaldone di pensieri nella Biblioteca del College americano dove studiava.
Vale la pena riportare qui alcuni stralci del suo Diario, in data 9 ottobre 1994, perché proprio da questa vera e propria “agnizione” è nato il particolare interesse che il Chris Cappell College ha sempre nutrito per Leopardi, e in particolare per lo Zibaldone: «Sono stato at the Library. […] Fra le opere, stasera ho visto per la prima volta l’edizione integrale, autografata, dello Zibaldone di Leopardi. È grande quanto un’enciclopedia ! Non me l’aspettavo. È un’opera di un valore immenso. È bello pensare che sia sopravvissuto nel tempo fino ad oggi». E poi: «Leopardi è il più grande secondo me. “L’Infinito”, “A Silvia” e “Il canto notturno” sono le poesie che preferisco. Mi piace anche il “Dialogo della Natura con un Islandese”. Io amo Leopardi. Vorrei andare a visitare Recanati, un giorno».
Con questo incontro al Chris Cappell College, Recanati è venuta per un giorno ad Anzio, e si spera che altre iniziative potranno coinvolgere gli studenti del Chris Cappell nel nome del grande poeta. Ricordiamo che la grande opera ammirata da Christian, lo Zibaldone, è stata poi, secondo i suoi voti, resa disponibile al pubblico americano nel 2013 da sette traduttori diretti e coordinati da Michael Caesar e da Franco D’Intino, il quale ha annunciato proprio durante l’incontro al Chris Cappell l’imminente pubblicazione, per sua cura, di una nuova edizione dello Zibaldone italiano, e di una traduzione in tedesco.