“È veramente vero che al primo sguardo, sappiamo sempre e immediatamente cosa aspettarci dall’altro?”.
Maria Grazia Calandrone torna a occupare la nostra libreria e come ogni volta i suoi libri non saranno destinati alla polvere, ma allo studio attento e minuzioso di quanto questa autrice, poetessa, donna, ogni volta ci regala.
“Magnifico e Tremendo stava l’amore”, edito da Einaudi arriva in un momento storico importante, quello in cui raccontare di violenza sulle donne è fondamentale.
Le pagine scorrono veloci, è il racconto del caso Cristallo, Luciana Cristallo dopo anni di abusi, di violenza, di stalking, uccide il marito Domenico e la notizia che fa più clamore è l’assoluzione di questa donna, poiché, stabilirà la Corte, ha agito per legittima difesa.
La Calandrone ha urgenza di scrivere queste righe intrise di dolore, di vita, di poesia che solo lei riesce a scovare, perché nella sua personale esistenza ha vissuto qualcosa di molto simile, sua mamma Lucia Gentile, negli anni 60, consegnò Maria Grazia e si suicidò nel Tevere, perché non le fu permesso di amare un altro uomo, perché in quegli anni non esisteva il divorzio, perché la violenza si giustificava come “delitto d’onore”.
“Vita per vita.”
Si tratta di questo. Di andare a rintracciare un bagliore di universo a cui aggrapparsi, i figli, l’amore, non è più una questione di esistenza ma di resistenza e come atto estremo la morte.
“Se ti ho ucciso, ti ho ucciso quando ho rinunciato a ritrovarti. È stato perché un grande destino ha straziato il mai morto amore che ti porto”.