“Fai con calma.”
Ho sempre pensato che i giocatori immergono dentro lo sport tutta la loro vita e che ci sia un preciso istante in cui si smette di essere giocatore e si diventa campione.
Credo sia nel controllo delle emozioni in campo, credo sia come diventi padrone di tutto ciò che hai intorno e non lasci schiacciare.
Mente lucida, pensieri fermi, massimo ascolto di te e dell’avversario per provare ad anticipare le sue mosse.
Questo è ciò che dovrebbe accadere anche nella vita, questo è quello che racconta Chetna Maroo, in un romanzo preciso in cui si delineano i profili di una giovane ragazza, Gopi, di origine indiana, che vive vicino Londra e che ha appena perso sua madre.
La trama percorre fila delicate, si intreccia l’abbandono, la perdita, la sorellanza, la comunità e l’ attitudine allo sport, tutto questo viene buttato in un campo da squash, dove quella grande T segna il confine tra me e te, tra un tempo presente e un tempo futuro, delimita i confini tra le parole non dette e quelle dimostrate attraverso volée, dritti, rovesci e gambe che si muovono veloci.
Gopi ha solo undici anni, sono tante le emozioni da assorbire e quel legame così intenso con il papà che per lasciare il segno ha bisogno di far appassionare le sue figlie a qualcosa che lui, prima di loro, amava.
I genitori silenziosi fanno spesso così, provano a trasferirti l’amore con le loro più grandi passioni, alcune volte i figli si rifiutano e smorzano l’entusiasmo, altre volte in quell’amore si ritrovano e possono nascere grandi prodigi.
Un libro familiare, dove quel vuoto rimane vuoto ma il calore intorno riesce ad arrivare fino al lettore.