“Come fa uno a sapere quello che farà finché non lo fa? La risposta è: non lo sa.”
Sono arrivata tardi su questo libro, o come mi ha detto qualcuno:”I libri non hanno età”. Giungere sul Giovane Holden di J.D. Salinger per Einaudi, a trentotto anni ha comunque il suo perché, non tanto nell’immedesimazione ma nella percezione che quel tumulto interiore ancora non si è destato del tutto.
Il capolavoro di Salinger colpisce dritto, e Holden Caulfield riesce a lasciarti dentro una malinconia soffusa, oltre a strapparti più di qualche sorriso.
Non è un ribelle, è uno che a diciassette anni non ha ancora trovato il suo posto nel mondo(adolescenza aiuto!), uno che ha un lavorio interiore brulicante, che si sente depresso e non ha paura di dirlo, lo rende noto.
Non ha molti amici, si ritrova a parlare al telefono con vecchie conoscenze di famiglia e ha paura di far sapere ai suoi genitori che è stato buttato fuori dalla scuola per scarsa condotta.
I genitori si percepiscono poco, ma parla spesso dei fratelli, soprattutto di Allie morto pochi anni prima e della “Vecchia Phoebe” la saggia sorellina piccola.
Holden cammina, vaga, è in cerca, ma di fatto il suo viaggio non si compie, il libro però si chiude con quello che secondo me sarà l’inizio del suo viaggio(non vi svelerò di cosa si tratta!).
Holden è scanzonato, ci avvisa sin dalle prime pagine che è un bugiardo e che ogni cosa che racconterà potrebbe non essere vera, ecco che ci catapulta nel suo caos vitale, portandoci da un luogo all’altro, da un argomento all’altro.
Il titolo originale è “The catcher in the rye” ma come scritto nell’ultima pagina, il titolo in italiano non ha una traduzione, ci basti sapere che Holden Caulfield è entrato talmente tanto nell’immaginario letterario che chiamare il libro con il suo nome dà proprio l’idea di un mito che compie un cammino