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In poche parole, “Quel che non ha nome” il libro di Piedad Bonnet

“Adesso so che il dolore dell’anima si sente prima nel corpo.”

Delle volte mi chiedo perché continuo a leggere se la lettura deve generarmi tanto dolore, tanto pathos, tante lacrime, mi rispondo che è proprio per questo che leggo.
Piedad Bonnet con Quel che non ha nome(codice edizioni)mi ha letteralmente risucchiata in questo suo memoir, letto in quattro ore, senza sosta, come a volerle restituire l’abbraccio che lei, nel raccontarci la morte suicida del figlio Daniel, ci ha donato.

Non è una storia facile, sono parole intrise di amore, di quell’amore che forse solo una madre può esprimere davanti ad un dolore così potente, tanto da scoperchiare il vaso interiore, analizzare e scandagliare ogni passaggio sapendo che una risposta non potrà mai esserci.

Sono pagine che raccontano la malattia mentale, la schizofrenia, la depressione, un cortocircuito che avviene nell’anima, fin dentro le viscere, così impetuoso da farti sentire dolore ovunque nel corpo.

Se ne parla sempre troppo poco, eppure le morti volontarie sono sempre più presenti, ci chiediamo cosa avremmo potuto o dovuto fare per salvare l’amica, il figlio, il parente ma la sola e unica risposta che ho trovato leggendo Bonnett è che probabilmente non avremmo potuto fare nulla.

Daniel aveva intorno l’amore della famiglia, aveva il dono della pittura, una mente brillante, una persona affabile, di bell’aspetto, sulla carta non gli mancava nulla.
Daniel conviveva con un dolore cronico e costante, Daniel aveva una ferita che sanguinava e doleva ma era invisibile.
Ecco cosa gli mancava, la luce. Tutto intorno era buio.

Un libro che sa essere una carezza ma anche un pugno, perché la pena per questa famiglia somiglia ad un ergastolo ma scavando, a fondo, gli strumenti per provare a rinascere, si possono trovare.

Bonnett lo fa con la scrittura.

“Io ti ho di nuovo partorito, con lo stesso dolore, per farti vivere un altro po’, per non farti sparire dalla memoria.”

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Claudia Mancini
Claudia Mancini
Collaboratrice cultura, già titolare di Levante caffè letterario

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