HomeAttualitàIn poche parole, "Tattoo" il libro di Earl Thompson

In poche parole, “Tattoo” il libro di Earl Thompson

“Dimostra di essere un uomo. Al diavolo, se quelli erano gli uomini allora lui non aveva nessuna voglia di esserlo.”

Astenersi cuori freddi, poco inclini al dolore e alla ricerca di una crescita attraverso le ferite. Un po’ come fu per il capolavoro de’ “Il Cardellino”, che nelle prime pagine me lo ha ricordato, Tattoo di Earl Thompson per Feltrinelli non è un libro, è un capolavoro.
Punto.
Parla di buio, di lacerazioni da cui però riesce a filtrare anche la luce, una vita brutale, esposta alle intemperie, faticosa, dove il lettore ne viene brutalmente trascinato dentro, senza scampo.
Non c’è riparo, non c’è protezione, c’è solo l’esistenza che mano mano si fa sempre più ruvida, violenta.
Jack cresce convinto che le sue origini, una famiglia disfunzionale, la povertà del West rurale, la marginalità sociale, costituiscano un destino inscritto nella carne. Siamo nel Kansas del 1945, l’adolescente Jack, è segnato da un’infanzia segnata da abusi, violenza domestica, povertà, un patrigno in galera e una madre al margine della società.
La guerra appare quasi come un’occasione, una liberazione, un modo di essere visto, di esistere, di lasciare un segno. Jack falsifica il certificato di nascita e si arruola in marina.

Ecco Tattoo, marchio indelebile nella carne, come a ricordarci chi siamo, da dove veniamo, un monito e quelle incisioni sono il frutto dell’esperienza e di come ci siamo esposti a essa.
Il romanzo Tattoo, apparso per la prima volta nel 1974, arriva a noi tradotto da Tommaso Pincio cinquant’anni dopo, entra a gamba tesa nelle nostre letture, non comode, non facili, ma che rimarranno indelebili.

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Claudia Mancini
Claudia Mancini
Collaboratrice cultura, già titolare di Levante caffè letterario

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