Dopo l’operazione dei Carabinieri del Noe che ha portato all’arresto del patron di Malagrotta Manlio Cerroni, dei due dirigenti regionali De Filippis e Fegatelli e di altre quattro persone. Tutti e sette ora sono ai domiciliari. Inizia a delinearsi lo scenario nel quale agiva la lobby che aveva il monopolio del trattamento dei rifiuti nel Lazio, oggi accusata, dai magistrati, di associazione a delinquere finalizzata al traffico di rifiuti.
La storia del Termocomubustore di Albano
La Co.e.ma, il consorzio pubblico privato per il termoinceneritore di Albano, aveva presentato la domanda di valutazione d’impatto ambientale per il progetto. Il 25 marzo del 2008 l’assessorato ambiente presieduto da Zaratti dette parere negativo. Questo fece arrabbiare molto la lobby che volevava realizzare a tutti i costi l’impianto. Il 21 maggio 2008 con nota del Dirigente del dipartimento territorio, Raniero De Filippis (ora arrestato insime a Cerroni) , venne disposta nella forma dell’autotutela la sospensione del parere negativo di impatto ambientale dando la possibilità alla Co.e.ma di presentare ulteriore documentazione. E così nonostante il “no” il l8 ottobre 2008 venne emesso un nuovo parere della Regione, stavolta favorevole. Il no dell’allora Assessore all’Ambiente Zaratti era motivato da parecchie ragioni, una delle più importanti era che il termocombustore avrebbe attinto acqua in modo eccessivo dalla falda freatica che era insufficiente. Anche la’Asl Rmh produsse a sua volta un ulteriore parere negativo. Però non ne fu tenuto in conto. La Regione presieduta da Piero Marrazzo fece un’ulteriofre forzatura. Su Albano la Presidenza voleva il via libera al termocombustore anche sull’onda di una campagna stampa ben orchestrata a favore del termocombustore, si diceva allora per “superare l’emergenza rifiuti”.
Ma c’era dell’altro: Il mistero dello smaltimento dei rifiuti non nella forma “trattata” del Cdr come da patti stabiliti ma come sversamento brutale dei rifiuti non trattati negli invasi, questione centrale nell’inchiesta in corso che ha portato ai numerosi arresti. Nel 20011 sempre Zaratti, in quel momento consigliere di SEL, presentò un’interrogazione alla Presidente Polverini e al suo assessore ai rifiuti. Segnalavo che ad Albano il Cdr non veniva prodotto nelle quantità previste e che quindi i rifiuti venivano sversati negli invasi così come erano. Per la Polverini e il suo assessore Di Paolo, la risposta fu “che era tutto a posto”.